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Racconti

Alla fine dell’arcobaleno

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Un tempo, dopo la pioggia appariva l’arcobaleno. Caterina correva nel giardino della casa nel bosco e restava a contemplarlo finché non svaniva.
Cantava Over the Rainbow, Caterina, imitando Judy Garland, e faceva giravolte a piedi nudi sull’erba ancora bagnata.
Immaginava. Alla fine dell’arcobaleno c’era un mondo dove i sogni diventano realtà e i problemi sono solo ostacoli da superare.
Un giorno dalla città arrivarono gli uomini con due teste. Scesero dal treno nella piccola stazione del paese e si presentarono alla popolazione promettendo a tutti un pacco regalo confezionato con felicità, benessere e giustizia. Portavano con sé valigie cariche di sogni. Parlavano di grandi ideali ed erano convincenti.
In cambio della promessa era richiesto soltanto di credere e fidarsi, sulla parola.
Riunitisi nel piccolo circolo di briscola, nel bar centrale del paese, guardandosi negli occhi, gli uomini con una testa si trovarono concordi nel dover considerare se stessi all’altezza della situazione: onesti e intelligenti quanto gli uomini con due teste, borbottò il sindaco. Così anche gli scettici cambiarono opinione.
C’è da riconoscere che gli uomini con due teste sanno mettere a profitto le parole giuste (disse il ragioniere) strepitano adeguatamente (osservò il fruttivendolo) parlano bene di sé e di quelli che ripongono in loro una fiducia incondizionata, sulla parola (aggiunse il professore). Smascherano gli altri, impostori o ingenui (concluse l’avvocato).
Con queste qualità gli uomini con due teste furono legittimati a prendere tutte le decisioni più importanti per la comunità. Nell’interesse di tutti gli altri, ovviamente.
Caterina continuò ad ammirare in cielo l’arcobaleno, dopo la pioggia, e a cantare Over the Rainbow imitando Judy Garland.
Immaginava. Alla fine dell’arcobaleno ora c’erano gli uomini con due teste, intelligenti e onesti, e avevano con sé tante valigie cariche di sogni. Per superare gli ostacoli bastava un pizzico di fantasia.
In paese, dopo la pioggia, tutti continuarono ad alzare gli occhi al cielo per immaginare, come Caterina.
Finché, un giorno, l’arcobaleno stanco di essere chiamato in causa, senza neanche un preavviso, decise di nascondersi dietro le nubi.
A nessuno fu più permesso di cantare quella stupida canzone.

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