Wisława Szymborska – La stazione
Il mio arrivo nella città di N.
È avvenuto puntualmente.
Eri stato avvertito
Con una lettera non spedita
Hai fatto in tempo a non
Venire
All’ora prevista.
Il treno è arrivato sul terzo
Binario
È scesa molta gente.
L’assenza della mia persona
Si avvicina verso l’uscita tra la
Folla
Alcune donne mi hanno
Sostituito
Frettolosamente
In quella fretta
A una è corso incontro
Qualcuno che non conoscevo
Ma lei lo ha riconosciuto
Immediatamente
Si sono scambiati
Un bacio non nostro,
Intanto si è perduta
Una valigia non mia.
La stazione della città di N.
Ha superato bene la prova
Di esistenza oggettiva.
L’insieme restava al suo posto
I particolari si muovevano
Sui binari designati.
È avvenuto perfino
L’incontro fissato.
Fuori dalla portata
Della nostra presenza.
Nel paradiso perduto
Della probabilità.
Altrove
Altrove.
Come risuonano queste
Piccole parole.*
Szimborska ci sorprende sempre col suo genio inventivo e la portata della sua poesia apparentemente semplice.
Due dimensioni, quella reale e quella immaginaria, ma che in realtà si fondono: il non essere in un luogo ove si sarebbe dovuti andare e l’immaginazione come tutto avvenga anche senza di noi, senza la nostra presenza.
Tutto inizia da un appuntamento rifiutato, una lettera non scritta, una vita non agita. La Szimborska immagina la scena in una stazione dove si sarebbe dovuta incontrare con qualcuno, ma questo appuntamento non si è mai confermato.
In quella stazione la vita scorre, indifferente alle scelte di ognuno, ai rimandi, all’aver negato una possibile realtà esistenziale. La scelta di non andare, di non scrivere la lettera determina il destino, non è come molti hanno detto il destino a determinare il prosieguo, ma la scelta personale, il destino voluto. Alla stazione la vita procede, ci sono altri incontri, altri baci, altre vite analoghe. La poetessa le vede scorrere con gli occhi dell’immaginazione che si confonde con la realtà. Altre storie scorrono parallele nel tempo e nello spazio a quella che noi non abbiamo vissuto. Poteva andar bene per noi quell’incontro? Non si sa, non è importante, al posto nostro altri si incontrano. Dipende dalla scelta che si è fatta, dell’orientamento dato volontariamente al corso degli eventi.
Ed è bravissima nel raccontare il farsi degli eventi senza l’io. Niente è dunque avvenuto ma in quella stazione le storie vanno avanti, i destini s’incrociano, la vita prosegue. In un teatro di eventi si è deciso di non partecipare, di non essere attore. Non si è fatto, e quindi si può solo immaginare di essere lì, in veste di assenti, trasparenti, inesistenti, eppur presenti. La lettera non spedita ha determinato il corso degli eventi al negativo, li ha dissolti. Tutto continua, anche la nostra assenza è presente, non vista, mentre cammina verso l’uscita, tra la folla. Tutto ciò avviene nell’immaginario che si fa poesia e valica i limiti spazio temporali. La presenza/assenza è l”immaginario poetico. La magia sta nel vedere tutto reale, mentre scorre, mentre qualcuno corre al proprio appuntamento, mentre qualcuno si bacia e si affretta all’uscita. Si perdono anche valige ma non le nostre perché non ci siamo.Tutto scorre, dentro e fuori dai binari, tutto è reale o sembra tale.
Avviene tutto dentro quel reale che è il probabile definito paradiso, in quanto quasi scevro da passioni. Il paradiso del non essere del non sentire direttamente.
Dunque, poesia complessa e altamente filosofica, dove la realtà e il suo opposto coincidono. La storia personale si annulla nella probabilità universale, nell’essere possibile. E allora il non aver scelto una strada comporta che altri la stiano percorrendo. Poesia dalle molteplici risonanze psicologiche, filosofiche, basata sull’idea che il destino lo facciamo noi, con le nostre scelte.
Traduzione di Pietro Marchesani