Amanuensi in grande spolvero

Premessa: chi ritenesse che con questi miei interventi sul sistema scolastico io abbia cominciato francamente a stufare i lettori, me lo dica senza farsi scrupoli, e io raddoppierò gli interventi.
Questa volta, lo prometto, cercherò di essere agilissimo, quasi un emulo di POC indolor (si tratta ovviamente della famosa siringa ma non posso fare pubblicità di sorta).
Mi corre nuovamente l’obbligo, sempre per chi non è addentro alle segrete stanze del Ministero dell’Istruzione e del Merito, di aggiornare le conoscenze in merito alle dinamiche procedurali ed agli aspetti più oscuri del nostro sistema di istruzione.
Parliamo, ancora, ma credo non per l’ultima vota, del ben noto “Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione 2025” Come è noto, il Ministro vuole tornare alla vecchia denominazione di “Maturità” in quanto l’attuale dicitura non sta nella larghezza delle intestazioni di un formato A4 (per i precisini, 210 millimetri).
Ebbene, l’ennesima occasione non viene persa, l’attenzione tanto giusta quanto spasmodica per le italiche tradizioni ha lasciato il segno. Se vi dico: “iconografia relativa ad uno studioso o a un letterato pre-Gutenberg, cosa vi viene in mente?” Esatto: “un monaco chino su una pergamena trattata con calce e pomice ed intento a ricopiare, rigorosamente a mano, le pagine di un tomo di qualche opera eccellentissima. Possibilmente, con tanto di capolettera sgargiante d’inizio capitolo.
E allora, i responsabili del Ministero (attenzione, si tratta di decisione assunta ben prima della nomina dell’attuale titolare di Dicastero) cosa avranno pensato? Possiamo noi abbandonare questa gloriosa forma d’arte e di sapienza e confessare che in tutto il Regno non può più trovarsi traccia di tali raffinati copisti? Possibile che tutto sia finito col “Nome della Rosa” di Eco?
No, non dobbiamo permetterlo. E cosa ti inventano? Banale, classico uovo di Colombo. Si introduce, nell’ “esame di Stato conc…” insomma, in quello lì, una serie di quesiti relativi a competenze di indirizzo.
Si prenda, tanto per cambiare, il caso degli Istituti CAT (ex geometra).
Adesso, il meno informato tra i lettori potrebbe chiedersi cosa c’entrano i quesiti con i precursori di Gutemberg. Ve lo dico immediatamente. Bisogna sapere che per affrontare la prima parte della prova, ai candidati è concesso consultare manuali di indirizzo contenenti, più o meno, tutto quello che può servire ad un tecnico del ramo in termini di tecnologia, normativa tecnica, leggi specifiche dello Stato. Ora, si supponga, ma così per fare un esempio assurdo, che uno dei quattro quesiti chieda che il candidato “… elenchi i possibili aspetti economici dei beni, ne dia una definizione e indichi, per ciascuno di essi, un caso tipico in cui ne occorre necessariamente la stima”, e che un altro dei quesiti invece gli imponga di “esporre quali tipi di successione si possono avere e di indicare gli aspetti fondamentali; di spiegare, inoltre, che cosa si intende per asse ereditario, kai ta alla…* ”. Ripetiamo: si tratta solo di esempi e poco c’entra che le frasi siano virgolettate perché contenute nella prova d’Esame di quest’anno.
Cosa si fa? Si cercano i due argomenti sull’indice del manuale e il gioco è fatto: parte il corso da amanuense e con un’esercitazione di copiatura pedissequa di un’oretta, unico inconveniente il famoso pollice reumatico del miniaturista, si ottengono tante copie identiche quanti sono i candidati. Un’operazione “da manuale” verrebbe da dire. Non c’è bisogno nemmeno di controllare, perché la dicitura “… all’uopo definita… ” non è terminologia generabile dalle evanescenti meningi dei candidati. Le parole sono tutte lì, una dietro l’altra. Solo un po’ di noia, prima a scriverle, poi a leggerle. Cambiare qualche termine, quantomeno? Far almeno finta di aver fatto un sunto, una sintesi arguta? E perché? Col rischio di cambiare proprio quel termine che è più centrato e rigoroso?
Il giorno dopo, inizia la correzione della prova. La prima parte potrà essere anche a rischio: lì, o si sa o si perdono punti preziosi. Ma sui quesiti fotocopia come deve esprimersi la Commissione? La grafia è generalmente buona. La qualità dell’inchiostro ormai è più che discreta e anche la carta da protocollo (per gli esami gli Istituti tirano fuori le risme della domenica fatte con quella bella carta ricca di sbiancante, mica la porcheria grigetta della riciclata!) rende il confezionamento degno del miglior Vivarium di Cassiodoro che per il momento non è una parolaccia, ma ha solo una certa assonanza. Due protocolli di scrittura finissima, regolare, venuta alla luce di getto senza un ripensamento, una cancellatura. Al massimo, qualche errore grossolano: un “po’” in versione con accento, la “… Collazione “ che diventa “Colazione” , ma poi si riprende la sua “l” due righe dopo.
Vorremmo invitare il solito “povero” Ministro a fare una verifica sugli scritti. Magari a campione. Così, solo per assicurarsi di quanti potenziali amanuensi ha in canna il sistema. Mestieri che NON devono sparire.

* Versione greca del latino et coetera (il nostro eccetera)

4 commenti su “Amanuensi in grande spolvero”

  1. Teresa Trivellin

    POC. È stato uno degli ultimi acronimi che mi hanno lasciato spiazzata. E che, come sempre, mi riportano a Rino Gaetano.
    La verifica sugli scritti? Ci sarà anche “accellerare” (per fare “un pò” di “colazione”).

    Mi associo al “grande”!

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