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Costumi

Anche la biro ha un’anima

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Immagine di Stefano Navarrini

Sono una penna bic, una semplice penna bic, chiusa in un cassetto dimenticata da tutti. Il cassetto viene aperto solo perché oltre me sono riposte le pile.
Vivo in questa casa da anni con una famiglia di umani.
Prima c’era la nonna che scriveva le lettere ai figli lontani, il quaderno delle ricette di cucina, la lista della spesa, i conti del libretto postale. Scriveva anche poesie in un quadernetto che aveva nascosto in camera. Morta lei, sono stata gettata qui, in attesa della fine, in una lenta agonia.
Spesso mi domando “Possibile che nessuno abbia più voglia di gustare il frusciare della carta, l’odore dell’inchiostro, l’emozione dello sfogliare?” Sono piena di ricordi, sono la memoria della casa e nessuno lo sa, che beffa.
Giorgio, il padre, se deve segnare un numero di telefono usa lo smartphone, Carla la madre invia ricette alle amiche tramite WhatsApp; per la lista della spesa e i promemoria ci sono le app. La tecnologia è la mia nemica, non ho armi con cui combattere a meno che non avvenga un miracolo.
Un giorno il miracolo accade: strane onde elettromagnetiche fanno impazzire tutte le apparecchiature elettroniche. La famiglia è nel panico. Li sento girare per casa in preda a delirio, finché Giorgio urla “Ora basta, si risolverà tutto”. “Carla abbiamo una penna da qualche parte?”
Dio del cielo, ma è vero? Stanno cercando una penna. Dai avvicinatevi qui, ci sono, sono pronta da anni. Sento Carla che rovista sbuffando, dicendo la solita frase “quando si cerca una penna non si trova mai”. Rumori di passi in avvicinamento, via petto in fuori e orgoglio di casta. Apre il cassetto, mi trova , corre trafelata da Giorgio stringendomi tra le mani. Che magnifica sensazione il calore umano. Se avessi sacche lacrimali piangerei.
Per piacere fatemi scrivere qualcosa di profondo, di ponderoso, fatemi sfogare, sono pronta. “Allora Carla scrivi: un chilo di rosette, mezzo chilo di macinato, carta igienica”. Porca miseria una striminzita lista della spesa.
Sono tornata apprendista. Non importa, l’importante è il ritorno

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FRANCESCA TURCHETTI

Orgogliosa di far parte della Generazione X in un mondo alla deriva, mi sono buttata sulla scrittura come panacea di tutti i mali. Più che scrittrice posso affermare senza timore di smentita di essere scribacchina, cercando di guardare e descrivere con occhio ironico e distaccato i moti del cuore, la vita difficile, i turbamenti di una vecchiaia che incombe; talvolta riusciendoci, altre volte fallendo in maniera poco onorovole. L'importante è provarci.

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