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Cucina Intelligente

Banitsa d’amore

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La banitsa! Le domeniche della mia infanzia. Una torta salata, che forse è stata inventata per sfamare l’intera famiglia, usando ingredienti poveri e facili da trovare. Nel giocare a costruire gli strati della banitsa, le vite delle nostre mamme si alleggerivano, colorate di divertimento culinario. Non c’era tanto da mangiare, a quei tempi, così la banitsa rappresentava qualcosa di speciale, più elaborato e squisito del solito. Ma non era altro che pasta fillo, uova, formaggio, olio di girasole, sale e acqua gasata.

Prendete 400 grammi di pasta fillo (si trova in alcuni supermercati della grande distribuzione). Sbattete 5 uova in un piatto, aggiungete circa 350 grammi di formaggio, feta greca o quartirolo lombardo ben sbriciolati, mescolate e mettete da parte. Ungete con olio di girasole una teglia – di alluminio, perché la banitsa si dovrà appiccicare ai bordi -, adagiatevi uno strato di pasta fillo. Prendete la mistura di uova e quartirolo con un cucchiaino e buttatela un po’ a caso sopra la pasta; ripetete 6-7-8 volte.
Visivamente dovreste creare dei nidi di uova e formaggio, l’essenziale è che non ci sia troppa mistura nello stesso posto, altrimenti la banitsa risulterà pesante qui e secca là. Nel piatto di uova e quartirolo aggiungete 3/4 di una bottiglietta di acqua gasata. Tagliate la banitsa, asciutta e cruda com’è, a grandi quadretti. Bagnatela senza paura di eccedere, tutta, poi separate i quadretti con una paletta di legno in modo da lasciar penetrare il liquido. Mettete in forno preriscaldato a circa 200° e fate cuocere per 40-50 minuti, finché non diventi bella dorata. Preparate tre ciotole (tipo tazze da muesli), mettetele a triangolo sul tavolo, con un nylon sotto. Tirate fuori la banitsa e, capovolgendola, appoggiatela su circa la metà di ogni ciotola, lasciando la parte centrale della teglia in aria, in modo tale che, mentre si raffredda, il gonfiore rimanga. Nulla cade, perché la pasta fillo è molto fine e, impastata con gli altri ingredienti, rimane umida e compatta dentro, secca croccante fuori.

La banitsa di mia madre era un’autentica prova d’amore. Il suo profumo riempiva tutta la casa, passava dalle serrature, sotto le porte, neanche i muri riuscivano a fermarla. Ci rendeva felici.
Oggi la faccio da sola, ma quella felicità non è cambiata.
L’amore, anche.

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