Ho ricevuto a stretto giro – di ciò lo ringrazio molto – la risposta di Peppino Calderisi che dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, come la sua competenza in materia referendaria sia tutt’altro che supposta . Il lettore lo comprenderà facilmente, anche se la tecnicità della materia rende ardui alcuni passaggi. In sostanza, però, la risposta è chiara: no, una iniziativa referendaria che consenta di raggiungere gli obiettivi indicati nella mia nota non è possibile. Nonostante si tratti di obiettivi la cui utilità non viene contestata e pur essendo quello introdotto da Rosato “un sistema elettorale misto pessimo, che riesce a mettere assieme i peggiori difetti sia del proporzionale che del maggioritario”; parole sue. E’ uno di quei casi, purtroppo non rari in Italia, nei quali interventi correttivi di non grande portata ma evidentemente migliorativi sono resi impossibili da un perverso incastro normativo. Come se fosse impossibile ridurre il fuoco sotto una pietanza che finirà dunque inevitabilmente carbonizzata. Ovviamente, però, se gli obietivi da me auspicati non sono raggiungibili per via referendaria (i referendum sulle leggi sono in Italia, come è ben noto, esclusivamente abrogativi, procedono cioè per cancellazione e non per aggiunte) è sempre possibile farne oggetto di iniziativa legislativa, anche se sono evidentissime le difficoltà a trovare una maggioranza che la porti a buon fine.
Carissimo, omettendo qualsiasi altra considerazione di natura politico-istituzionale e sulla (in)utilizzabilità dell’istituto del referendum nella permanenza del quorum di validità del 50% degli aventi diritto (se non – forse – per casi di straordinaria rilevanza), vengo al punto su cui invochi la mia (supposta) “autorità”.
Vale a dire se sia proponibile un referendum che risponda all’esigenza che hai sintetizzato con le parole: “Basta togliere dalla legge attuale il vincolo che obbliga a presentare candidati in tutti i collegi uninominali e consentire agli elettori che votano per una lista che non ha candidati in quei collegi, di poter scegliere fra i candidati presenti senza che la sua scheda sia annullata”.
Il primo vincolo è – in teoria – eliminabile abrogando il secondo periodo del comma 2-bis dell’articolo 18-bis del testo unico delle leggi elettorali attualmente in vigore [“Ciascuna lista è tenuta a presentare candidati in tutti i collegi uninominali del collegio plurinominale, a pena di inammissibilità”].
Il secondo obiettivo, invece, mi sembra proprio impossibile da realizzare per due ragioni.
La prima: per la lettera del secondo comma dell’articolo 4 [“Ogni elettore dispone di un voto da esprimere su un’unica scheda recante il nome del candidato nel collegio uninominale e il contrassegno di ciascuna lista, corredato dei nomi dei candidati nel collegio plurinominale”], nonché per la lettera dei commi secondo e terzo dell’articolo 58 [“L’elettore, senza che sia avvicinato da alcuno, esprime il voto tracciando con la matita sulla scheda un segno, comunque apposto, sul rettangolo contenente il contrassegno della lista e i nominativi dei candidati nel collegio plurinominale. Il voto è valido a favore della lista e ai fini dell’elezione del candidato nel collegio uninominale. Nei casi in cui il segno sia tracciato solo sul nome del candidato nel collegio uninominale, i voti sono validi a favore della lista e ai fini dell’elezione del candidato nel collegio uninominale. Nel caso di più liste collegate in coalizione, i voti sono ripartiti tra le liste della coalizione in proporzione ai voti ottenuti da ciascuna nel collegio uninominale.”]. L’abrogazione di queste norme lascerebbe la legge elettorale priva dell’indicazione delle modalità con cui l’elettore esprime il proprio voto, mentre la possibilità di voto disgiunto, cioè di un doppio voto, va evidentemente prevista esplicitamente e disciplinata (altrimenti l’elettore potrebbe esprimere il numero di voti che crede).
La seconda ragione sta nell’algoritmo di trasformazione dei voti in seggi della normativa di Rosato, scritta scientificamente e “maniacalmente” per impedire ogni possibile forma di desistenza, tanto da postulare la perfetta equivalenza tra numero complessivo dei voti per i candidati uninominali e numero complessivo dei voti per liste. Per cui l’abrogazione del voto unico – valido sia per il candidato uninominale sia per la(e) lista(e) – finirebbe per inficiare il complessivo sistema di attribuzione dei seggi. Il sistema elettorale misto introdotto da Rosato è pessimo; riesce a mettere assieme i peggiori difetti sia del proporzionale che del maggioritario. Andrebbe eliminata e sostituita con altro sistema di voto… “vaste programme”…
Ma al riguardo segnalo che la sua sostituzione è divenuta un obiettivo primario della maggioranza che ha abbandonato il premierato (forse per riprovarci a fine legislatura, in modo che il referendum confermativo si tenga nella prossima legislatura), ma che intende invece approvare assolutamente prima delle prossime elezioni un sistema che attribuisca il 55% dei seggi alla coalizione che superi il 40% dei voti, dato che l’obiettivo della maggioranza assoluta dei seggi è irraggiungibile con la legge Rosato (che ha solo il 37% di collegi uninominali) qualora al centrodestra si opponga una coalizione minimamente competitiva costruita esclusivamente a fini elettorali come quella proposta di fatto da Franceschini.
Come poi Meloni pensi di scrivere questa legge senza prevedere un ballottaggio in caso sia di mancato superamento della soglia del 40% sia di esiti difformi nelle due Camere proprio non so… (salvo prevedere proprio il ballottaggio contando sul fatto che il centrodestra è ben al di sopra del 40%)…
Da ultimo consentimi una provocazione con riferimento alle profonde divisioni esistenti sia nel centrodestra che nel centrosinistra sulla politica estera e di difesa. Definire questi assemblaggi di partiti divisi sulla collocazione internazionale dell’Italia come coalizioni è un’offesa alla ragione e al buon senso… tanto che (ripeto, per provocazione) andrebbe forse proposto di introdurre nell’ordinamento una norma di principio che affermi che “Non possono definirsi coalizioni ai fini applicativi di normative elettorali l’insieme di partiti e formazioni politiche che votino nelle Camere e nel Parlamento europeo in modo difforme sulle questioni di politica estera, difesa e collocazione internazionale dell’Italia”.
Un caro saluto Peppino Calderisi
Peppino è dotato. oltre che di acume e competenza anche di un robusto spirito dell’umorismo. Lo si vede da questa conclusione. Chi potrebbe contestare il buon senso del principio da lui enunciato? Ma chi è così audace da pensare che un principio del genere possa trovare mai una maggioranza che lo introduca nel nostro ordinamento? Insomma, c’è poco da stare allegri!
La competenza in materia di Peppino Calderisi si conferma fuori discussione. Supposta solo per il povero elettore.
Calderoni ineccepibile….e sottolinea che lo scontro sara’ su una nuova legge elettorale per dare a chi prende il 40% dei voti il 55% dei seggi …ballottaggio o meno che sia…..peggio della “legge truffa” dei nostri anni giovanili!!!
…Calderisi…
Quindi non se ne esce? Restiamo con due scoalizioni sconnesse? O accadrà un miracolo e sorgerà un altrove che contenga e superi i litigiosi centrini, o centrosinistrini?