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Catastrofe su facebook

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Mark Zuckerberg

Io ci cascavo sempre. “Quale diva degli anni ‘30 saresti stata?” “Scopri se sei un genio (lo sei)” – “chi sono i tuoi VERI amici nel web” “sei più bella o più intelligente? Scoprilo!”
Sembravano innocui giochi o test, e poi pensavo, scaricheranno i miei dati per la pubblicità. Poco male, se scoprono che mi piace la cucina mi mostreranno spot adatti. E invece no. I miei e i vostri dati finivano su SOCIETA’ DI MARKETING POLITICO! Ci dividevano per debolezze, tendenze, manie, fissazioni, fanatismi. A ogni categoria venivano assegnati ad hoc siti finti di giornali inesistenti, link eccitantissimi che diffondevano false notizie (fake news), beccandoci nei nostri punti deboli, e spingendoci verso certe idee politiche o movimenti che avrebbero così protetto i nostri diritti.
Dopo un po’ ho cominciato a insospettirmi. I no vax, per esempio: sono anziana, ho avuto tutte le malattie infantili, non sono morta, ma ne sono uscita distrutta, ho dovuto saltare mesi di scuola. E poi: ogni bambino, allora che c’erano vaccini solo contro vaiolo e difterite, sapeva benissimo che il morbillo poteva essere mortale – per esperienza.
Poi ho cominciato a controllare le fonti delle notizie: no, quel tale era stato assolto. Quell’altro non era nemmeno stato inquisito né tantomeno processato. I numeri catastrofici sulla miseria italiana erano inventati. Le persone descritte come vermi ridicoli degni d’odio e disprezzo non erano tali. I siti provenivano tutti da una stessa fonte, una SRL.
C’erano anche i troll – che modo noioso di guadagnarsi il pane – che grazie a un sapiente algoritmo mi venivano a insultare ogni volta che esprimevo (educatamente) le mie idee politiche. Li ho bannati tutti.
E adesso è scoppiato lo scandalo. Zuckerberg, smascherato, è con le mani nei capelli, ha perso un sacco di miliardi. Cancella app, disdice contratti. Appare piangente in tv chiedendoci perdono in ginocchio. Giurando che non lo farà mai più.
Ma noi nel frattempo ci siamo fatti furbi? Ci siamo resi conto di quante bufale abbiamo ingoiato con corna e coda, facendoci influenzare nella nostra visione del mondo? SVEGLIAAAAA, guardiamo indietro che cazzate che ci hanno spinto a fare, e ridiamo della nostra credulonità. Insegnamo a noi stessi a leggere e analizzare le notizie, a usare la nostra intelligenza, che c’è, più o meno uguale in ogni cranio: ma a non tutti piace usarla.
Io nemmeno mi scandalizzo, sono stata credulona anch’io, all’inizio, sul web. Poi si impara, semplicemente, ragionando. Voglio solo che Facebook, tagli ogni rapporto con le app, i siti, i portali, le SRL che fanno marketing POLITICO travestendo bugie e falsità dimostrate da notizie, libere opinioni e onestà. Per un po’ incasserà meno, ma piano piano le persone disgustate e gli inserzionisti pubblicitari che lo hanno abbandonato torneranno, coi soldi. Se non ci tratterà più come babbei da imbonire. Noi, le controlliamo le fonti.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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