Oggi Martina compie sedici anni. Sua madre le ha organizzato una festa. Su per le scale del condominio viaggiano gli scatoloni in cui sono riposti i festoni e si passano di mano in mano le sedie pieghevoli. Il garzone del fioraio non deve neanche bussare al citofono, il portone è aperto.
“Devi andare più sopra, più sopra!”, “Tiè tiè!”, “Che meraviglia!”.
Un coro di voci accompagna l’ascensione del fascio di fiori fino a che dall’ultimo pianerottolo il tono perentorio della signora segnala che l’omaggio è giunto a destinazione.
“È qui!” “Che bel pensiero che hanno avuto le zie!”
Meglio specificare, caso mai ci fossero equivoci sull’eventuale presenza di spasimanti.
Nella sua cameretta, Luigi trova appesa a una gruccia la camicia stirata di fresco. Anche lui è stato invitato. Di poco più grande, con la festeggiata ci è cresciuto assieme. Ora però si è in quella stagione crudele in cui due anni di differenza sono tanti, una distanza che divarica desideri e aspirazioni. Quando Martina, con cui di solito tornava a casa da scuola, non si è fatta trovare all’angolo della fermata, Luigi non ha chiesto spiegazioni. Anche perché gli sembra di aver visto la ragazza farsi lasciare un po’ più in là. Lui si è affrettato per la sua strada mentre il rombo esuberante del mezzo si allontanava.
“Ad avercelo un mezzo così”, ha pensato. Solo un pensiero e niente di più, perché non gli piace starci troppo a rimuginare sulle cose. La notte, per esempio, se fa fatica a prendere sonno e, senza che davvero lo voglia, lo agitano situazioni a cui il corpo risponde, rifugge dall’immaginare che Martina vi abbia una qualche parte. Ad ammetterlo morirebbe di vergogna.
È troppo tardi per trovare una giustificazione e disertare la festa. Hanno persino piazzato dei faretti agli angoli del salone. Luigi si guarda attorno e si accorge che la gran parte dei presenti sono compagni di classe di Martina. Aspetta il momento giusto per intrufolarsi e allungare il regalo, un libro incartato che la ragazza accoglie con un sorriso distratto esclamando: “Ci sei anche tu!”. Quelle parole non lo offendono. Anziché risentirsi, tutto compreso nel ruolo che gli è stato assegnato, e cioè l’amico di famiglia, decide addirittura che potrebbe divertirsi, magari come semplice spettatore.
Gli invitati si assiepano lungo i bordi della pista che per un po’ resta vuota. Ridono, scherzano, o almeno si sforzano di farlo.
Poi un ragazzo, l’espressione congelata dall’acne devastante, fa ruotare tra le dita il disco di vinile dopo averlo estratto dall’album. La musica impazza con i bassi delle casse a tutto volume. I ragazzi si scatenano e, quando ormai sono tutti in pista, il dj butterato, dall’alto della sua consumata esperienza, mette giù un lento. Il salone si svuota in parte, si compongono strane geometrie, alcune incerte, altre più decise, si formano le coppie. Luigi attraversa la pista con in mano il bicchiere ed esce sul terrazzo, dove si sono sistemati i pochi familiari presenti. Non gli è difficile riconoscere il ragazzo del mezzo, è quello che balla con Martina.
Potrebbe dileguarsi, ma il terrazzo è una trappola. Il ruolo di amico di famiglia lo obbliga a intrattenersi con i familiari, ad annuire e a scambiare qualche parola. Dopo il taglio della torta, mentre gli invitati vanno via alla spicciolata e si dismettono i festoni, Luigi preferisce rendersi utile aiutando a portare giù nello scantinato le sedie pieghevoli. Un compito questo, che gli consente di affrontare la ressa giù per le scale passando inosservato.
Attende nel buio che il frastuono si disperda e riemerge dalla portella dello scantinato.
Martina è lì, davanti al portone. Le spalle sussultano e gli sembra che pianga. Non può esserne certo perché il rombo del mezzo assorbe per un momento ogni altro rumore.
“Che cosa hai da guardare? Sei proprio uno stupido!”
Ed è proprio così che lui si sente, uno stupido, in piedi sull’uscio dello scantinato, incapace di muoversi.
Martina gli si avvicina, lo spinge nel buio e gli dà un bacio. I fiati si mescolano, i corpi aderiscono. Luigi riconosce il desiderio solo ora che il desiderio si realizza.
“Non sarai mai mia!”, si sorprende a pensare, e invece sussurra: “Buon compleanno!”
