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Devo averli, i Must Have di Marcello Reboani

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Già la galleria si chiama La Nuvola. Nome irresistibile. In via Margutta, a Roma. La mostra durerà fino al 30 gennaio 2012. Si chiama Must Have, di Marcello Reboani. 
Sono gli oggetti del lusso e i simboli di un’epoca, affacciati sull’abisso della fine dell’epoca stessa. Opere che non vanno solo guardate, ma soprattutto toccate, sfiorate a lungo coi polpastrelli. Il monumentale Rolex di latta su rude pallett, le deliziose borse di Hermès ricreate in ruvido legno. I simboli tornano cose, i segni riprendono significato.


La festosa scatola di Marlboro è messa a nudo nel suo piacevole inganno. Le mitiche Nikon e Leica in legno, pneumatico e alluminio ci ricordano che non è la macchina a creare le fotografie, ma l’occhio – se sa vedere.
Marcello Reboani mette a nudo i nostri anni, i nostri oggetti. Ma senza sarcasmo – piuttosto con affettuoso distacco, solo per mostrarceli meglio: sono belli, meritano ammirazione. Ma, finita l’era del lusso di massa, resta il materiale semplice, la cosa che parla, il segno che incide. Resta il vero.
E’ una mostra che non va solo guardata, ma sfiorata, annusata, vissuta. Che ti fa gridare – I must have, devo averli – no, non gli oggetti status symbol, ma i loro ritratti penetranti e sinceri”.

Mostra di Marcello Reboani

 

 

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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