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Direzione inversa

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“Il mandorlo selvatico che ho sottocasa è fiorito. In una notte di calma,” ci racconta con la sua inconfondibile voce Letizia Dimartino, in un libro bellissimo, capace di ricreare epoche, luoghi, luci, odori, sensazioni, emozioni. Scritto con dolore e anche con una sottile ma incomprimibile felicità.
Da una stanza che guarda su un mare lontano e verso lontanissimi monti Letizia racconta la sua vita, a sprazzi, abbagli, vaghe epifanie, precisissime icone. Immagini perfette. Una vita, la sua, unica e particolare, ormai diventa la nostra che credevamo perduta, che balza dal buio in forme e colori. Noi all’improvviso la riconosciamo e le gridiamo: finalmente sei tornata.
Infanzie ardenti in corsa nei campi, case perdute con echi diversi, amori adolescenti, vestiti di taffetà, vitini di vespa, fusciacche, canzoni americane, profumi francesi, sapori e aromi di cibi – tutto inonda i nostri sensi ubriachi.
Partiamo in viaggio con Letizia. Mi riporta all’amata Liguria, “coloratissima, i ristoranti sulle verande fiorite” con “l’amaca a dondolare, lontano l’aria che tremava nel piccolo golfo… navigazioni piccole e bianche”.
Non conoscevo la sua Sicilia, ora la abito con Letizia: Messina, il canale, i traghetti, “le luci stellate della costa calabra” – come li avessi davanti agli occhi.
Mentre io sono di Milano, e nelle parole nostalgiche e rapide di Letizia la riconosco viva, mia, nostra, di nebbie e vitalità, di modernità e freddezze: “sorridevamo insieme alle nuove cineprese, agli obbiettivi delle macchine fotografiche. Dietro, a fondale, una Italia che sorgeva veloce”.
Tutto torna, i giornali comprati dopo la messa e il pranzo in cucine “americane”. Le vetrine di una volta: “vendevano cappellini colorati e turbanti e guanti di pelle lussuosi su mani mozze di legno… Negozi di dischi dalle luci sfavillanti…”
Una volta. Oggi guardiamo il cielo dalla finestra lucente, e aspettiamo notizie dei figli che vivono altrove.
Un libro di poco più di 100 pagine, che racchiude un intero universo, scritto in una lingua sincopata e vivida, musicale e straziante. Non è affatto un diario, è il romanzo del vivere, soffrire e sperare, spezzato in racconti fulminanti. Non è personale, è invece del tutto universale.

Letizia Dimartino: Direzione Inversa. Ed. il seme bianco. 105 pagine

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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