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Pensieri Letterari

E per la steppa il vecchio Tolstoj sparì

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Paesaggio, Isaac Levitan 1890

Lev Tolstoj era un veggente che conosceva l’animo umano, ma aspirava a diventare profeta e cercava un deserto dove predicare: la steppa infinita in cui perdersi per unirsi al Tutto che era Dio.

In Anna Karenina aveva esplorato il cuore di una donna che antepone la passione a ogni convenzione sociale; si era calato nei cunicoli bui della gelosia omicida in Sonata a Kreutzer; aveva guardato con gli occhi del principe Aleksej il cielo alto sul campo di battaglia, scrivendo la pagina più intensa di Guerra e Pace.

La notte prima di fuggire lasciò sul tavolo dello studio un libro aperto a metà, un romanzo non suo. Aveva deciso da tempo di abbandonare i sentieri dell’Arte, di rinunciare a ogni parola che potesse smuovere un sentimento, se non quello della pietà per il prossimo, della fratellanza che si sarebbe realizzata di lì a qualche anno sotto il segno della rivoluzione.

Sua moglie trovò il libro sul tavolo, I Fratelli Karamazov, e capì prima ancora di aver letto le poche righe che il vecchio aveva scritto in una missiva destinata a lei sola.

Il conte Lev Tolstoj, ormai in fin di vita, lasciava il tetto coniugale, la famiglia, i libri, in fuga verso la steppa, verso la sospirata terra delle beatitudini.

Il treno sferragliava nella neve e nel fango, poi si arrestò. E anche il mondo si fermò, trattenne il fiato in attesa che lo scrittore si spegnesse nella sperduta stazione di Astapovo, diventata improvvisamente una nuova Betlemme o un nuovo Golgota, giacché nascita e morte erano tornate a essere una sola cosa.

 

La morte di Tolstoj

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SALVATORE RONGA

Nacque a bordo di un’isola nel golfo di Napoli, Ischia. Sbarcò raramente, così da poter attribuire al rollio ogni tormento esistenziale. Sperimentò varie forme di gastrite. Perse i capelli, ma non perse tempo a raccoglierli. Amò più di quanto i suoi amici sospettassero e odiò molto meno di quanto i suoi nemici avessero creduto. Venne alla luce il 13 luglio 1969 e da allora non fa che scrivere e riscrivere il suo epitaffio.

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