Sono una persona distratta. Mi sembra d’essere migliorata, nel corso degli anni, nel senso che adesso non sbatto più contro porte e spigoli, oppure che controllo, prima di sporgermi dal finestrino di un’auto, che il vetro sia abbassato; non prendo più sottobraccio sconosciuti convinta che sia la persona con la quale sono uscita, e controllo scrupolosamente di portar via la merce che ho pagato.
Rimane però il fatto che ho una lunga lista di oggetti smarriti su treni, pullman, aerei; d’essermi fatta multare per non aver obliterato il biglietto ferroviario; d’aver smarrito due biciclette per averle parcheggiate in strada ed essere rincasata a piedi – e molto altro ancora – Come non bastasse sono totalmente priva di senso d’orientamento sì da essermi perduta anche in città – piccole, invero – in cui vivevo. Più di una volta, infatti, mi è accaduto di non riuscire a trovare la mia stessa a casa mentre le giravo intorno; o di perdere l’aereo per non aver imbroccato la giusta uscita dell’autostrada.
La persona distratta vive sensi di colpa a causa del suo stato, non perché ritenga la distrazione cosa grave (infatti non la ritiene grave) ma per tutte le volte che, da altri, è stata redarguita e tacciata per inaffidabile. La persona distratta non è avvezza a mentire, ciò non di meno, per difendersi, a volte racconta balle. Vista così, dall’esterno, la persona distratta è immaginata come disordinata, ritardataria, inabile alla guida e a gestire danaro.
Niente di più falso: proprio perché consapevole del proprio limite, la distratta è ordinata fino alla pignoleria, puntuale come un orologio svizzero, abile pilota e oculata amministratrice. Ella, avendo realizzato che dalla distrazione non si guarisce – lo stesso per il senso di orientamento – ha imparato ad organizzarsi: se deve prendere l’aereo porta con sé solo bagaglio a mano; anche in città che conosce si arma di mappa oppure della buona abitudine di chiedere ai passanti.
La distratta, forse grazie alla sua aria svagata, sa per esperienza quanto possano soccorrerla gentili sconosciuti. Tutte le volte che ripensa a loro lo fa con tenerezza e gratitudine rammentando le parole di Blanche in “Un tram che si chiama Desiderio”: “Chiunque lei sia, mi sono sempre affidata al buon cuore degli estranei”.

L'Autrice a Firenze - 2018
caratteri Gentilezza Ottimismo
sono come te… ma perdo pezzi in giro lo stesso
Poiché tendo alla distrazione, pur non abbracciandola del tutto, comprendo bene cosa significhi e le conseguenze che implica. Ed è vero che il distratto è, contraddicendo ogni apparenza, nella sostanza, persona scrupolosa e affidabile.
Certo è che la gentilezza e l’attenzione degli sconosciuti fa bene al cuore!
Mi piace, bella descrizione della voglia di smarrirsi restando se stessi. La distrazione accompagna colui che ha altro per la testa e molto spesso è generoso con quell’altro e lo dona con ciò che fa. 🤗
Viva le persone distratte, hanno la mente che sogna.
Esattamente il mio profilo.
Mi consola la diagnosi. Ho sempre pensato di essere poco curiosa o superficiale, e in parte è vero, ma il lato positivo di essere distratti mi ripaga largamente.
Nadia Mai
Che delizia di articolo: c’è disincanto, disinvoltura e ironia di convivere con se stessi sentendosi a proprio agio.