Fin dove può arrivare l’autodifesa di una democrazia?

Nel quadro della collaborazione con inOltre abbiamo deciso di partecipare al dibattito aperto da Filippo Piperno. Anche il nostro sito è aperto a chi vuole contribuire (La Redazione )

di Filippo Piperno

Con oggi diamo vita ad un dibattito, che vorremmo fosse aperto a tutti coloro che hanno il desiderio di parteciparvi, sul tema del cosiddetto “paradosso di Popper” o più propriamente “paradosso della tolleranza”.

Scrisse Popper nel suo libro “La società aperta e i suoi nemici”: “Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti; se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.”

Il tema riguarda, dunque, fino a dove una società democratica può spingersi per esercitare il suo diritto di difesa da coloro che, pur utilizzando i legittimi strumenti che la democrazia mette a disposizione, potrebbero concorrere a sopprimerla.

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4 commenti su “Fin dove può arrivare l’autodifesa di una democrazia?”

  1. mi pare che tutto si riassuma nella dicotomia tra comportamento CONFORME ALL’ORDINAMENTO e comportamento DIFFORME IN PARTE IRRILEVANTE PER L’ORDINAMENTO (marginalità tollerabile in quanto inidonea a sovvertire l’Ordinamento)

  2. Paolo Pozzani

    La democrazia liberale si identifica nella frammentazione del potere politico attraverso la divisione, bilanciamento, distribuzione e decentramento del potere stesso. Ciò è consapevolmente volto a indebolire il potere assoluto, centralistico, gerarchico e unitario. La critica alla democrazia liberale è allora una critica a questa programmata debolezza, ed è invocazione di una “democrazia illiberale” dove la volontà popolare diventa rapidamente legge ed esecuzione. Il “democratico illiberale” è attratto dalla forza del comando che non conosce contrasto.
    Bisogna evidenziare che il surplus di potenza che la democrazia illiberale conferisce ai vertici statali si intravede già nella fase del dibattito pubblico – pre-elettorale e comunque corrente – che nelle nostre società aperte è attualmente caratterizzato dalla frammentazione in molteplici voci contrastanti, e che nel suo frammentarsi sembra rappresentare e anticipare una condizione di debolezza del potere statale. Intervenendo direttamente sul perimetro del dibattito pubblico e dei suoi ammissibili contenuti (si veda Orban) la democrazia illiberale punta e semplificare e restringere la portata del dibattito stesso, espellendo a priori temi e attori ritenuti estranei o pericolosi.
    La democrazia illiberale richiede di escludere certe voci per affermare il potere della maggioranza elettorale, contrastando le tendenze opposte. Una visione inclusiva (liberale) invece accoglie anche chi la nega, creando un paradosso: espellere i contestatori contraddice i principi liberali, mentre includerli può minacciare la stessa democrazia. Questo dilemma, evidenziato nella “dittatura commissaria” di Carl Schmitt, non ha soluzione teorica definitiva e dipende da decisioni pratiche e rischiose. La democrazia liberale è strutturalmente in difficoltà: si contraddice sia espellendo chi la nega, sia accogliendo chi potrebbe distruggerla.

  3. Giovanna Nuvoletti

    Già. Però mi chiedo se il voto del popolo sia sempre libero. La propaganda è propaganda e non deve essere gentile e carina. Ok. E il popolo ha tante ragioni per essere scontento. Però grandi poteri mediatici, con molti soldi, possono arrivare a influenzare le credenze del popolo diffondendo bugie. Arrivare a far credere che tutti i problemi del popolo sono dovuti a ebrei, e anche ai rom. A convincere che è giusto ammazzare le persone con handicap. Che esiste una razza superiore. Oppure, passando a un’altra epoca, che i vaccini fanno venire l’autismo – o che uccidono. O anche che ci salveremo andando tutti su Marte. Oppure che la vera libertà è poter affermare menzogne e calunnie senza limiti. Certo, io personalmente mi limito a scrivere online affermazioni controllabili e critiche ragionevoli. Ma non ho milioni di follower – questi ce li hanno i diffusori di irrazionalità. Sono sempre al dilemma: però penso che vietando al web di fare ciò che ai mezzi di comunicazione più vecchi è già proibito per legge, ovvero diffondere diffamazione, calunnia, notizie false esagerate o tendenziose, ovvero atte a turbare l’ordine pubblico. Articolo 656 del codice penale italiano.

    1. Giovanna Nuvoletti

      continua: …. Si potrebbe mettere un argine alla guerra ibrida che distrugge libertà e democrazia avvelenando i pozzi

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