Galeotto fu il piccione

Appassionato di tiro a volo, mio padre mi regalò una carabina e, fin da piccola, mi insegnò a sparare. Memore della madre, che, con calesse e fucile, girava sola nelle lande costiere di Castellammare Adriatico, mi addestrava alle sue passioni. La campagna del litorale abruzzese si apriva tutt’intorno al piccolo borgo da noi abitato, e prestava vastità di spazi per un allenamento senza pericolo. Così anch’io, anni dopo, calcio della doppietta ben stretto fra la scapola e l’omero, per assorbire il contraccolpo, ero in grado di centrare a distanza bersagli immobili o lanciati in aria. Me ne compiacevo finché su una pedana di tiro, il volo di un piccione mi disarmò. Rapido il cervello non mandò a segno i due colpi e aprì con l’anima nuovi orizzonti alle mie passioni.

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