Giovani maschi perdenti

In quasi tutte le nazioni del mondo i giovani maschi stanno diventando meno progressisti dei loro padri e nonni. È una reazione all’avanzata dell’uguaglianza per le donne. Non è il vecchio patriarcato a cui siamo abituati da millenni. È un fenomeno nuovo.
I politologi Ronald Inglehart e Pippa Norris hanno studiato le differenze di genere nel comportamento elettorale. Nel 2000, le donne sono diventate una forza progressista. Controllando più di 60 nazioni, Inglehart e Norris hanno scoperto che già dagli anni ’80 le donne si erano spostate a sinistra degli uomini in tutte le società industriali avanzate. Il divario si è fatto più forte tra i gruppi più giovani.
In Polonia, il partito “Confederazione” di estrema destra, anti-femminista e favorevole al divieto assoluto di aborto, ha raccolto un sostegno significativo tra i giovani maschi. Di solito le opinioni su questioni sociali diventano più progressiste nelle nuove generazioni, ma i dati suggeriscono il contrario.
Alice Evans, ricercatrice alla Stanford University (California) e al King’s College di Londra, intervistata dalla giornalista Jerusalem Demsas nel podcast “Good on Paper”, ha detto: “Per migliaia e migliaia di anni la nostra cultura ha denigrato e dato la colpa alle donne disobbedienti e cattive. Le ha chiamate streghe. Una donna che disobbediva e non era vergine veniva svergognata e messa al bando. Il sessismo non è niente di nuovo. Ha una lunga storia”.
Oggi in Europa, in Sud Corea, in Cina, in America, i giovani maschi esprimono qualcosa di più grave del sessismo, un sessismo ostile. “Il sessismo ostile è il risentimento per le conquiste delle donne. I giovani maschi dicono che le donne progrediscono e ottengono favori a spese degli uomini. Sono gli uomini ad essere discriminati! Pensano che il femminismo sia andato troppo oltre, e le donne ottengono tutti i vantaggi” (Evans).
In Nord Africa, nel Medio Oriente e nel Sud-Est asiatico non c’è differenza tra il sessismo dei giovani maschi e quello dei loro nonni. Nelle nazioni industrializzate, invece, c’è un forte malanimo per i diritti delle donne acquisiti a scapito dei maschi. I giovani che hanno vissuto durante le proteste #MeToo, votano più a destra dei loro nonni.
“Per gli uomini lo ‘status’ è importante. La posizione sociale. Una buona università, potersi permettere una bella casa, avere una bella fidanzata. Un buon titolo di studio, un buon posto in cui vivere e una moglie o ragazza molto, molto carina, sono determinanti per lo status. Ma ciascuna di queste tre cose è diventata molto, molto più difficile da ottenere” (Evans). I giovani maschi non riescono ad entrare nelle migliori università, che sono credenziali importanti per trovare un lavoro ben remunerato. Il divario fra stipendi e prezzi delle case è cresciuto troppo, soprattutto per chi non è ricco di famiglia.
“È sempre più difficile trovare fidanzate. Le società diventano culturalmente più progressiste, tolleranti, di mentalità aperta, e le donne non vengono più derise e ostracizzate se vivono da sole senza fidanzato” (Evans).
In passato, una donna che a 30 anni non aveva né marito né figli era criticata e chiamata zitella. Oggi le donne sono finanziariamente indipendenti, non hanno sempre bisogno di un uomo, perciò la richiesta di partner maschili è crollata in seguito allo sviluppo economico e all’apertura culturale. I dati di censimento del Pew Reseach Center (Washington) mostrano che il 39% dei maschi adulti americani sono attualmente senza compagna. Le donne hanno maggiori opportunità di prima, possono quindi rifiutare quegli uomini che non danno loro amore, rispetto o sicurezza economica.
“Donne giovani mi dicono che hanno rinunciato alle app di incontri perché i ragazzi che vi trovano sono noiosi. Se un uomo non è affascinante, che cosa offre? Vogliono un compagno amorevole, divertente, con cui sia bello passare il tempo. Questo è doloroso per gli uomini. Nessuno vuol essere bidonato, rifiutato, sentirsi indesiderato” (Evans).
Gli uomini che usano le app di incontri non ricevono “likes”, e anche se riescono a parlare con qualche donna, quando lei dice di non avere tempo, l’ego maschile ne è ferito. Allora i giovani maschi si rivolgono ai podcast su YouTube, alla “manosfera” (comunità di “incel”, celibi involontari), e parlano sempre dei loro incontri con donne. “Oh, le donne sono diventate così avide. Sono così materialiste”. Comincia da qui la diffamazione e l’astio contro le donne. Non è colpa tua se non hai studiato a scuola, sono le donne a ricevere tutte le attenzioni. Le migliori aziende assumono donne perché oggi sono tutti WOKE!.. A nessuno viene in mente che le donne trovano lavoro più facilmente perché sono pagate meno degli uomini.
Secondo uno studio svolto da politologi svedesi in 27 paesi europei, i giovani maschi pensano che i progressi delle donne danneggino le opportunità degli uomini. “Ora le donne stanno superando i maschi nel campo dell’istruzione. Sono quindi una vera minaccia nella competizione per i migliori posti di lavoro, che sono un fattore determinante per trovare alloggi. Nessun maschio vuol sentirsi un perdente” (Evans).
Una ricerca in Spagna ha mostrato come, dopo la Marcia delle Donne del 2018, sia aumentato il sessismo, che ha portato più voti al partito Vox di estrema destra. Durante le crisi economiche i giovani maschi esprimono ancor più ostilità verso le donne. Un alto tasso di disoccupazione e una lenta crescita economica sono sentite dai maschi giovani in modo più viscerale delle donne, per le aspettative di status sociale. Le donne sono state abituate da sempre a non avere status né aspettative.
“Le donne si sono costruite una carriera, sono diventate giornaliste, scrittrici, sceneggiatrici, ed hanno promosso i loro ideali di empatia, tolleranza e uguaglianza” (Evans). I giovani maschi hanno reagito col sessismo ostile, col razzismo, contro gli immigrati, contro la scienza e l’istruzione. Passano fino a 5 ore del loro tempo al cellulare su YouTube e Tik Tok, guardando video da 30 secondi ciascuno, il tempo consentito dal loro livello di attenzione.
Secondo la “Group Threat Theory” (teoria della minaccia di gruppo), via via che un gruppo subordinato cresce, il gruppo dominante lo percepisce come causa della propria sfortuna. Barsbay, un sultano mamelucco d’Egitto, dopo che il prezzo del pane era salito, diede la colpa alle donne e le bandì, chiudendole in casa. La storia millenaria insegna che, se c’è un gruppo vulnerabile che non può proteggersi, sarà incolpato di ogni sciagura. Per secoli i sacerdoti cristiani hanno perseguitato le donne chiamandole streghe per dimostrare il proprio potere di sconfiggere il demonio.
Quando le donne erano costrette a sposarsi, c’era più richiesta di uomini. L’uomo mediocre non restava scapolo, non riceveva costanti rifiuti, non veniva bidonato, il suo ego maschile non era ferito. Il sessismo ostile si riscontra principalmente tra i giovani maschi. Perché? Gli uomini più maturi di solito hanno trovato un impiego, sono sposati e sono contenti che le loro mogli portino a casa un altro stipendio. Se poi hanno una figlia, desiderano per lei le migliori opportunità di lavoro e di vita: provano empatia, non ostilità, per i diritti delle donne.
L’attuale tendenza reazionaria maschile vuole che si torni a quando le donne non erano libere di rifiutare i maschi, quando solo gli uomini potevano votare, ereditare proprietà, trovare i lavori migliori anche senza aver studiato. Se le donne saranno costrette a far figli, pensano, saranno fuori dal mercato del lavoro e ogni maschio incompetente e ignorante sarà assunto.
Dubito che questo migliorerà l’economia attuale, basata su innovazioni tecnologiche sempre più avanzate, che necessitano di personale altamente specializzato. Non è abolendo il Ministero dell’Istruzione che l’America diventerà grande. Costruire più case a prezzi contenuti favorirebbe i giovani, ed era una proposta fatta da Kamala Harris in campagna elettorale. Ma molti maschi americani preferiscono restare senzatetto, piuttosto che votare per una donna.

 

 

 

 

 

 

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