Ai nostri cari, che non ci sono più, dedichiamo un affettuoso, immutato ricordo.
Ho i giorni contati.
Nessuno può dirmi ancora
quando e come,
nemmeno il medico pietoso.
Prendo in mano il calendario
e punto il dito su una data a caso.
Sarà un ventitré?
di quale mese?
E, poi, di che anno?
Ripropongo il gioco facendo scorrere
velocemente il tempo futuro.
Guardo lontano.
Potrei veder crescere i bimbi che amo
sino alle soglie dell’università.
Mangerei con golosità ciliegie nuove,
forse farei un bagno di mare.
Ma è fredda l’acqua,
non è più l‘età
dei tuffi a capriola.
Leggerei piuttosto nelle stelle
i nomi dei compagni di viaggio,
quelli che mi hanno preceduto.
Mi rivolgerei a loro, darei la stura ai ricordi.
Le voci, limpide una volta, si accavallano,
si confondono nell’unico suono.
Tutti vorrebbero dire una parola, almeno una.
Hanno fretta, aspettavano da tanto.
Leggo sulle labbra bianche:
vieni anche tu.
Non chiedetemelo adesso:
sarebbe troppo crudele.
Se non parlo io con la luna
nascosta dietro le nuvole,
e sillabo con esattezza
i nomi di ognuno,
come saremmo potuti diventare
immortali insieme?


Questa è bella.
sì – tu lo sai
È proprio così, e sembra incredibile questo nostro vivere sub specie aeternitatis
Bravo Dr.Vincenzino ! Sei un grande, riesci a entrare nel cuore di chi ti legge e farci emozionare. Un abbraccio e un augurio di buona vita !!!
Splendida