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Racconti

Il Capitone della Vigilia

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Mercato del pesce

Il 23 sera, antivigilia, vengo convocato: Antò vai a dormire che domani mattina ci dobbiamo alzare presto. Buona notte nonno! Ovviamente troppa eccitazione, non riesco a chiudere occhio.
E’ ancora notte, dieci minuti ed arriviamo in Piazza Catuma. Ci sono luci “ad acetilene” che illuminano piccoli gruppi di persone intorno a grandi tini, ci sono solo uomini e qualcuno tiene la mano di un bambino addormentato. Hanno tutti un grande mantello nero con il colletto di pelliccetta e due alamari per chiusura, un cappellaccio e sembra di essere in un sogno.
Piazza Catuma è la piazza principale di Andria. Anche il professore Cicco indossa il suo mantello nero: vuole essere come gli altri, il vecchio socialista. Il suo ex alunno, il venditore di capitoni, che aveva già contattato nei giorni precedenti, lo riconosce subito: riverisco professò, ve sò sestemat! (ho tutto quello che mi avete chiesto) Ci fa vedere i tre super campioni che ha scelto per la nostra vigilia
Il suo affezionato cliente annuisce e io sono contento per il poco tempo impiegato; fa freddo, porto pantaloni caldi ma corti e il cappottino con la sciarpa non basta. Si torna a casa, con un carico che si agita.
In cucina c’è già tutta l’attrezzatura per procedere: un sacco con dentro la cenere dove vengono subito messi i pesci, fra poco con i “massaggi” di Sabella perderanno il viscido della pelle e potranno essere presi saldamente e…preparati.
Sono passate le sette, le luci di casa non servono più, son tutti svegli da un pezzo e sono arrivati i cugini da fuori con i primi treni. Io che ho accompagnato il nonno a comprare i capitoni sono considerato quasi un adulto e posso stare in cucina a seguire tutto l’armeggiare, gli altri sono…piccoli.
Ci sono tazze di latte fumante e i biscotti della nonna per accompagnare i pezzi di cotognata. Anche il nonno, soddisfatto, fa colazione con me. Fra poco l’esperta prenderà i poveri pesci con uno strofinaccio e procederà: testa e coda per il sugo della pasta, il corpo, più cicciottello in pezzi uguali per andare sulla brace. Ovviamente intercalati da alloro appena colto e messi su lunghi spiedi fatti dal fabbro Rutigliano.
Ora bisogna solo pensare a rinforzare il fuoco per la fornacetta e quello sotto tutta la cucina. In questa casa fuoco di legna per le cose serie. La spiritiera viene usata solo per una macchinetta di caffè veloce.

capitone-alla-brace

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ANTONIO QUAGLIARELLA

Pugliese del ’44, una decina d’anni in ogni provincia e, partendo da Lecce, ha emigrato nel 2003 in Lombardia. Proprio l’anno del grande caldo, con questa regione in testa per il maggior numero di anziani sopravvissuti. Sempre nel campo finanziario, ha smesso (fortunatamente) di dare consigli il 30 aprile del 2013. Servizio militare assolto con gioia e onore nei Parà, la Toscana gli entra nel cuore in quel periodo, era 1968. Non resiste per tanto tempo a niente e a nessuno, quando ha potuto farlo si muove di conseguenza, riconoscendosi il merito di saper vivere con piacere in contesti molto complessi e diversi e questo sin da bambino. Ogni volta prova la stessa sensazione di avere di fronte una vita nuova di zecca da scoprire e questo gli moltiplica le forze. Viene cooptato nel Rotary International e si merita la Paul Harris Fellow, appena prima che istituissero il numero chiuso per i terroni. Questo continuo frazionamento di vita lo porta alla convinzione che l’ultima persona vicina non potrebbe mai avere sottomano una storia completa (quasi) della sua vita. Così comincia a scrivere. Ne fa le spese, di questo fiume di inchiostro, La Rivista Intelligente e la sua “mamma” Giovanna. Essere sé stessi sempre, qualche volta anche juventino, ha un prezzo da pagare. Solo una donna sempre al suo fianco, dai tempi della migrazione e l’accoglienza, continua a fargli sconti e a dargli credito e lui l’ha legata a doppio filo alla sua vita, ormai finalmente stanziale.

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