Il collezionismo come arte

Forse il primo impulso al collezionismo mi venne dal regalo di alcuni libri della collezione “Superverdi” della SAIE di Torino, per l’eleganza delle sovraccoperte e per il fatto che fossero numerati, e allora veniva voglia di averli tutti: ecco la vera molla che fa scattare la tagliola.
Per decenni però rimasero quei quattro o cinque iniziali, ma in anni più recenti ecco che la serie s’è irrobustita, grazie ai mercatini dell’usato, superando i 30 esemplari, su un totale di cinquantuno.
Con l’amico Guido (“I’ vorrei che tu e Lapo ed io…”), ci fu un’estate in cui mettemmo assieme oltre duecento tappi di bibite diverse, raccattandoli ovunque: per terra per lo più, ma anche due nuovi di zecca, vergini, non ancora imbottigliati, nell’appena inaugurato stabilimento dell’acqua Lauretana, la più leggera d’Europa, in territorio di Graglia. Lui mi ha detto oggi che purtroppo non li ha più, e ci mancherebbe (!), dovendo far spazio alla sua sterminata collezione di strumenti musicali fra cui flauti, ocarine e scacciapensieri.
Sempre in quell’epoca, a parte i Diabolik della zia, in edicola apparve la rivista Psyco, ricca di fumetti soprattutto del mitico Bonvi: solo 6 numeri attesi con ansia, conservati per mezza vita, poi sperduti in un trasloco, infine riacquistati con parecchia difficoltà qua e là, e ora tenuti come reliquie.
Le figurine mostruose nella fotografia sono di PRO SDO CIMI, disegnatore e caricaturista illustre: la collezione è completa, mentre le doppie vennero sacrificate e ritagliate per creare ulteriori collage di membra raccapriccianti.
A seguire ci fu il periodo dei volumetti di fantascienza: Urania, Galassia, Gamma, Cosmo, ecc/ecc; a parte la passione per certi autori-culto, è doveroso possedere il numero 1, il 18 e il 333/bis di Urania (“Le sabbie di Marte” di Clarke e le due edizioni di “Anni senza fine” di Simak, acquisiti decenni fa; ma recentemente ho coronato un sogno con il n. 323/bis, dedicato alle strisce di BC: trovato a 20 euro, ma ne vale più di cento).
E poi scattò la molla più potente, quella dei vinili di rock, progressive e jazz, per oltre cinquant’anni al ritmo di due alla settimana; adesso si usa il termine ‘completista’ per definire uno affetto dall’horror vacui del pezzo mancante.
Infine si arriva alla mania per Simenon, contratta tardi, nel ’93, con gli 11 striminziti volumetti allegati all’Unità, e proseguita con i 76 tascabili dedicati a Maigret negli anni ’60, a quelli degli anni ’50, Maigret e Simenon-Simenon, agli Oscar degli anni ’70, a tutti gli Adelphi grossi, ai 7 Libri della Palma degli anni ’30 e ad alcuni gialli Mondadori coevi, oltre a innumerevoli originali e Omnibus vari, per un totale che sfiora i 400.

3 commenti su “Il collezionismo come arte”

  1. FEDERICO MADERNO

    Ricordo un personaggio di Achille Campanile in “Ma che cosa è quest’ amore?” che collezionava schiaffi ricevuti in treno (con tanto di registro di contabilità).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto