Io e l’immagine

Larvatus prodeo (Avanzo mascherato)

-Cosa stai fotografando?
-Le Orchidee.
-Fotografi sempre gli stessi fiori, non ti sei stancato?
-No. Quando fotografo non riesco mai a prevedere che immagine apparirà.
-E quando capisci cosa hai fotografato?
-Dopo aver messo la scheda nel PC. Solo allora.
-E non coincide con ciò che stavi guardando?
-No. Io vedo una cosa, la macchina fotografica un’altra.
-Quindi?
-Quindi aspetto la sorpresa e, quando appare sullo schermo del pc, mi chiedo: che vuole da me questa immagine?
-Sei tu a volere qualcosa o è l’immagine a volere qualcosa da te?
-Io non so cosa voglio, l’immagine, come la musica, mette in moto i miei pensieri.
-Quest’ennesima orchidea, che vuole da te?
-Non vedi? È comparsa una maschera.
-Allora?
– Provo a curiosare tra i miei libri che parlano di maschere.
– Cos’hai trovato?
Frammenti di un mondo amoroso, R Barthes. Ascolta un po’:
… nascondere totalmente una passione ( o anzi semplicemente il suo eccesso ) è inconcepibile.: non tanto perché il soggetto umano è troppo debole, ma perché, nella sua essenza la passione è fatta per essere vista: bisogna che il nascondere si veda: sappiate che io sto nascondendo qualcosa, questo è il paradosso attivo che devo risolvere: bisogna che la cosa insieme si sappia e non si sappia, che si sappia che non voglio darlo a vedere: ecco il messaggio che rivolgo all’altro. Larvatus prodeo: cammino col dito puntato sulla maschera.”
-Ti svela più cose la maschera, ciò che la maschera nasconde o il dito?
-Il dito.
-Ma nella foto il dito non si vede.
-Perciò ho letto Roland Barthes.

5 commenti su “Io e l’immagine”

  1. sicuramente la macchina fotografica vede quello che l’occhio non vede ,l’occhio è selettivo, la foto permette di riguardare l’immagine e scoprire particolari che altrimenti non si sarebbero notati…la maschera e si parte con la fantasia!

    1. Oltre le riflessioni di Walter Benjamin sull’inconscio ottico, interessanti anche quelle di Franco Vaccari sull’inconscio tecnologico.

  2. Giovanna Nuvoletti

    noi guardiamo con la sezione aurea nel cervello – questo ci insegnò il nostro Maestro Ando Gilardi. Ci insegnò molte altre cose, le regole per la creazione di immagini. Che vanno conosciute anche quando si decide di eluderle. Diceva che la fotografia non è un’arte, ma noi possiamo essere artisti. Allora non era arte, era troppo materiale e rigida. Ma pure tanti fotografi e fotografe riuscirono a essere artisti. Ora abbiamo strumenti più vari, più agevoli – chi ha occhi e testa e quello zic speciale, può essere artista. Ovvero può mettere lo spettatore in contatto con qualcosa che ha dentro e cui non sa dare nome. Qualcosa che nemmeno noi nominiamo – ma chi riceve oscuramente riconosce

  3. Paolo Delicato

    Lo scatto spesso lascia situazioni diverse da quello che si intenderebbe fotografare perché (per mia esperienza del tutto artigianale e curiosa d’immortalare un qualcosa che mi affascina) lo scenario che si riprende nasconde cose o persone che solo l’obiettivo poteva fermare, non il nostro occhio che si ferma esclusivamente a cosa vede. Può accadere che ciò che emerge dalla foto è più interessante che il contesto stesso dell’immagine. Per quello che mi riguarda tutto questo è relativo ad una ventina d’anni che “ho passeggiato” per il mondo per lavoro, particolarmente l’Oriente ed il Continente europeo, sfruttando i fine settimana con la mia fotocamera che mi offriva tante meraviglie, specie nella versione anche Dia che permetteva anche scoperte divertenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto