La prima azione che svolgo la mattina? No, non si tratta del saluto al sole, pratica yoga che vorrei adottare ma per mia antica pigrizia decido sempre di non svolgere; bensì, accendere lo stereo, selezionare un cd tra i tanti a mia disposizione e immergermi nella lettura. La musica, che sia una sonata di Bach o Beethoven, una fra le struggenti colonne sonore del Maestro Morricone, o Nina Simone, Etta James, Charlie Parker, Miles Davis, passando per una song del menestrello Dylan, I Pink Floyd, Sting, U2 e arrivando ai grandi padri del cantautorato italiano come De Andrè o Dalla, ha un potere quasi terapeutico per me.
Perché? In primo luogo ha la capacità di risvegliare tutti i miei sensi e poi, cosa più importante, mi distrae dai tanti pensieri, dalle mille angustie e paranoie. Ma, essenzialmente per me, la musica è …stop! Mi ordina di fermarmi, di non andare di fretta, di lasciarmi andare ai desideri più reconditi, celati nei meandri più distanti del mio io quotidiano. Evasione allo stato puro, si, la musica parla quando il resto del mondo è caos, il caos da cui si vorrebbe solo fuggire.
Tra circa una settimana, a proposito di musica e di un certo genere di essa, i canali della tv pubblica saranno del tutto invasi dal baraccone che è il Festival di Sanremo. Che noia brontoleranno i puristi! Che gioia diranno invece quelli che non si perdono una nota e che non stanno nella pelle perché bramano di giocare al Fanta Sanremo o ascoltare il rapper più trendy, più in auge, il cui nome appare impronunciabile o piuttosto a me sconosciuto. Sono tantissimi, nascono e crescono come i funghi e star loro dietro è impresa alquanto ardua.
La domanda, pertanto, nasce spontanea: ma la kermesse della città dei fiori è ancora da considerarsi nazional/popolare o ha assunto connotati diversi? Ormai la rima, un tempo tanto cantata cuore/amore, seppur di facile appeal, non fa più ascolto, i veri fruitori di musica cioè la Generazione zeta cercano altro, preferiscono i testi dissacranti dei rapper o dei trapper o emulare il divo o la diva di turno anche se, vocalmente possiedono, ahimè ammettiamolo, doti a dir poco discutibili.
Il Festival di Sanremo non è più l’appuntamento tanto atteso da noi nostalgici della melodia e dell’impegno sociale: è un evento glamour dove, invece dei testi delle canzoni si preferisce analizzare e criticare l’outfit del conduttore (questo anno c’è Carlo Conti sul quale in quanto a eleganza, ci sarebbe tanto da discutere) e dei suoi co/conduttori (termine coniato appositamente per cercare di dare dignità alla figura di chi, spesso non riesce nemmeno a ricordare il nome dell’artista o pseudo tale che deve esibirsi)
Carlo Conti è l’uomo giusto al posto giusto, una persona tanto impettita e ingessata da non lasciar trapelare la benché minima emozione, sempre “sul pezzo” mai in grado di rischiare o osare, la persona più adatta in questo preciso momento storico.
Insomma, tra le polemiche della vigilia, che, intendiamoci sono utili all’audience e il quasi ovvio, se pur banale, confronto con quelli precedenti, (ostico oserei asserire, perché il grande Fiorello è imbattibile) non ci resta che attendere e immergerci nella settimana canora tanto attesa quanto ripudiata, augurandoci che almeno una dose di leggerezza sia assicurata.

Cantanti Carlo Conti Festival di Sanremo
La settimana santa 😂
😀
La settimana canta.
👍