La mia Serena Vitale

Tempo fa mi è toccato – frequento disperatamente una scuola di scrittura – di dover leggere “Sanguina Ancora” di Paolo Nori, le pagine non sono tante, 286.
Si parla di Dostoevskij e per me, che qualche sua piccola (per misura) opera, ho già apprezzato, è un buon viatico. Mi sono disposto al meglio e Amazon è stata più sollecita del solito nella consegna.
Vago, come sempre, nelle prime pagine e arrivo a pagina 20 e trovo una cascata che m’investe!
L’autore, Nori, dice nell’introduzione: “In uno straordinario libro di Serena Vitale, Il bottone di Puskin, e inizia la storia…
Per la seconda volta incontro tra cose scritte Serena Vitale. Infatti, anni prima avevo fatto un viaggio inconsueto in Armenia e, scrivendo un modesto reportage di quell’esperienza, con le foto del loro pane speciale avevo inserito anche una struggente “Ode all’Armenia”, poesia di Osip Mandelstam fatto ammazzare da Stalin a causa delle sue invettive. Scoprii già allora che questo autore armeno era arrivato nella nostra lingua grazie a Serena Vitale, slavista, scrittrice, traduttrice, accademica italiana e donna brindisina.
Ritrovavo Serena, dopo che c’eravamo sfiorati sessant’anni prima e passa. Anche questa volta Amazon si supera e mi arriva “Il bottone di Puskin” in 24 ore. Sono quasi 500 pagine. Non sono pentito, sfoglio e già mi piace.
M’impongo di raccontare questa storia, ma devo chiedere di più a chi le è stata amica sin dalle medie e sono fortunato: la mia amica la chiama ancora Serenella e anche “la mia amica geniale”.
Mi racconta: «Siamo state insieme alla Virgilio dal ’57 al ’59, quella era l’unica Scuola Media, quella di Corso Roma a Brindisi. Non sapeva cosa fosse la timidezza, era vivace, sempre allegra, dalle mille risorse, aveva un’intelligenza frizzante. Era brava in ogni materia ma bravissima in matematica e chimica, tanto da risolvere quesiti non ancora spiegati dalle insegnanti.»
«Viveva in una bella famiglia senza quell’opprimente severità nell’educazione, e poi tutti avevano la passione della musica, il padre Alfredo che insegnava educazione musicale, ha scritto la più conosciuta canzone in vernacolo brindisino “Mannaggia lu rimo”. Serenella veniva a “studiare” da me ogni pomeriggio, ma quelli erano anche i momenti dei racconti segreti, della fantasia e della libertà. Poi uscivamo e prendevamo stradine da scoprire, non le solite illuminate dei negozi, lei diceva “vediamo dove portano”. Scoprii che aveva fatto amicizia con un’intera famiglia di zingari che alla prima visita accolsero anche me, come fossi la “gemella”. Non so ancora come Serenella riuscisse a farsi capire con quelli che parlavano, per me, in maniera oscura e strabiliante, eppure poi mi riferiva il succo del dialogo che aveva tenuto, ed erano persone dalla lingua e dai modi così lontani dai nostri. Magari fu allora che le nacque la passione per inoltrarsi nelle lingue di quei posti così lontani da noi. Era troppo avanti rispetto a me e forse rispetto a tutte noi. Poi con parte della sua famiglia andò a Roma e fu lì che si liberò di quella prassi che voleva le ragazze brindisine, di allora, frequentatrici di università vicine e facoltà che non andavano oltre lettere moderne o filosofia o matematica. A Roma trovò qualcosa di più avventuroso e non a caso, finalmente, la sua vecchia passione per le lingue slave. Soprattutto furono questi studi a portarla a viaggiare nel grande amore della sua vita, la Russia e la sua letteratura.» Viaggio che è durato una vita.
Rivisitare la sua corposa e importante storia di studiosa, scrittrice e docente, sino all’ultimo impegno all’Università del Sacro Cuore di Milano, mi ha messo quasi in soggezione, a causa delle mie antiche carenze letterarie, ma quanto orgoglio mi ha fatto sentire quella Serena, ragazza brindisina, che aveva saputo vedere tanto lontano.
Un’ultima personale annotazione di studente scadente ma inveterato. Le ho lette tutte le 500 pagine de Il Bottone di Puskin ed è stato un libro affascinante per la sua tecnica di scrittura e per il grande aiuto a entrare meglio nello sconfinato mondo della letteratura russa sempre viva e attuale anche dopo 200 anni.
Ora mi dedicherò al suo ultimo libro molto forte e molto personale, CARTELLA CLINICA-Sellerio Editore. Se ne parla già tanto.

 

2 commenti su “La mia Serena Vitale”

  1. Filomena Arina

    Sono la sua amica speciale delle scuole medie, la nostra è stata una amicizia importante e intensa diverse per l’ educazione ricevuta e, proprio per questo, complementari.
    Siamo lontane da tanti anni, ma lei è sempre nei miei ricordi più cari.

  2. Filomena Arina

    La nostra amicizia è stata importante e intensa anche se limitata agli anni delle scuole medie; le nostre strade si sono poi divise
    ma non nei nostri cuori.
    Eravamo diverse per educazione ricevuta e, proprio per questo, complementari.

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