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Attualità

La religione delle unghie

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Immagine di Aglaja

«Durante le recessioni si vendono più rossetti». L’indicatore economico di inizio Novecento potrebbe declinarsi ora in «nella crisi, donne e pure maschi, hanno scoperto la cura compulsiva di mani e unghie».
Se vuoi accarezzare il tuo ego senza avere la possibilità di investire in una settimana sotto i palmizi, né di comprare la borsa del cuore, neppure all’ultimo ribasso, ricostruisciti attraverso l’unghia. Se, invece, in banca ti srotolano il tappeto rosso, non puoi lasciarti sfuggire le estreme conquiste della nail art in sintonia con abiti, accessori e trucco. E poiché, come già le bisnonne ammonivano, l’età è stampata nelle mani, ancor prima che nel volto, vai di cosmetici per cute e annessi, maschere alle staminali e manopole di paraffina, imprescindibile tortura notturna. Fino al laser che funziona da gomma sulle macchie senili all’acido ialuronico e al grasso autologo, risucchiato da panza e didietro, come vaporella per le grinze. La mano, ormai, racconta non soltanto nel gesto, ma è veicolo di codici, dalle suggestioni dell’henné ai messaggi miniati sulle unghie, ricurve appendici come di eroine fantasy, certosini tripudi di corolle, farfalle e colibrì, teschi trafitti da piercing, luccicori, paillettes e, ahimé, gemme in rilievo per aspiranti zarine. Gli anulari dipinti in tinta contrastante con le altre dita certificano la singletudine, lo smalto termico svela la girandola delle emozioni. Tra tutorial e Instagram la rete si è fatta eden del fiorente culto. Le tecniche si susseguono, affinate e stravaganti, e così le tendenze. Accanto al dilagare di stencil, arcobaleni pastello ed effetto pizzo, la greenery , verde squillante e acido che spadroneggia nella moda, ha determinato un’invasione di iguane ungueali. Le sacerdotesse di questa religione contemporanea officiano chine, in patinati saloni del centro come in rustici laboratori che contendono lo spazio ai bar multietnici e ai compro oro delle periferie e dei paesi. Così assediate da ogni dove è difficile non cedere, se non agli artigli posticci, al gel semipermanente, piuttosto pratico, non fosse per la ricrescita traditrice. Resistono ancora le classiciste, adepte della mano curatissima ma naturale, che alzano il ciglio anche solo al cospetto di una french e che, bonarie, ora le fanciulle troppo agghindate e un po’ tamarre non le chiamano più “sciampiste” ma “onicotecniche”.
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SAMANTHA "SAM" ROSSIGNOLI

Samantha "Sam" Rossignoli, giornalista "in sonno" e insonne, libera pensatrice, anarchica, ama osservare e raccontare la commedia umana.

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