L’anello dalla pietra nera

L’avevo incontrata nella sala d’aspetto del dentista. Era seduta all’estremità dell’unico divano nella stanza e non essendoci altre sedute mi ero sistemata nell’angolo opposto, lasciando lo spazio che spetta quando si è fra estranei. Non leggeva né guardava il cellulare, solo ogni tanto sporgeva la testa verso la porta con una leggera tensione del collo, per poi ritornare a poggiarla sullo schienale.
Teneva le mani intrecciate in grembo, delle mani piccole quasi infantili, le unghie corte e curate, laccate di un rosso inadeguato rispetto alla loro freschezza. Al mignolo portava un anello inusuale che m’incuriosiva e per quanto facessi per distrarre lo sguardo finivo sempre per tornare a guardarlo.
Era di foggia antica, di quell’oro rosso che si usava nei primi anni del secolo scorso, sicuramente realizzato da un orafo esperto vista l’accurata cesellatura del gambo e con incastonata una sorprendente pietra nera di forma piramidale. Era un anello classico, ma nello stesso tempo trasgressivo e questa cosa mi piaceva. Lo stavo ancora esaminando quando lei si girò verso di me e vedendo il mio sguardo puntato proprio lì, sorrise.
“Che bell’anello” esclamai con imbarazzo.
“Grazie, era di mia madre”.
“Non ne fanno più di così particolari” dissi, maledicendomi per la banalità della frase.
“Sì, è così -rispose- avrei voluto averlo prima quando glielo chiesi in regalo, ma lei mi disse che sarebbe stato mio solo dopo che se ne fosse andata. Non riuscì a capire che ne avevo bisogno allora, in quel momento in cui avevo perso tutto, era importante per farmi sentire ancora parte di qualcosa, che esistevo. Mi capisce?”
Annuii esterrefatta.
“Le cose – continuò – sì, gli oggetti, hanno un tempo tutto loro; averli dopo, ma anche prima, non è mai come dovrebbe essere. E’ qualcosa che ha a che fare con il desiderio, anche il desiderio ha il suo tempo.
Ora che ha perso la sua forza, il valore del momento, rimane solo un ricordo dalla doppia faccia. A volte lo indosso come talismano nelle situazioni che penso potrebbero cambiarmi la vita, ma non ci credo, la vita non cambia mai quando ce l’aspettiamo o lo desideriamo. La vita cambia quando abbiamo l’anima distratta, i capelli sporchi o sbagliamo piano scendendo dall’ascensore: chi può dirlo, non c’è una regola”.
Continuavo a guardarla.
“Così – continuò – ora lo metto per andare a fare la spesa o dal carrozziere e … ah, scusi, mi hanno chiamata”. Si alzò, prese la borsa e girandosi verso di me prima di uscire dalla stanza, concluse ridendo “e dal dentista”.

13 commenti su “L’anello dalla pietra nera”

  1. ntonietta.scala

    Scorrevole e sorprendente. In poche righe l’autrice riesce a mettere in risalto il delicato rapporto madre-figlia!

  2. Michela Sapienza

    Poche righe per trasmettere una grande emozione, un oggetto rappresentato come simbolo di una relazione profonda e dolorosa e di un presente che rinasce dall’elaborazione di un vissuto carico di sofferenza, di desideri, di aspettative……….. complimenti all’ autrice

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