L’equivoco

Chissà perché, ma il cielo sopra il mitico Mengarini era sempre plumbeo. Mi ricordassi una partita giocata lì col sole che batte sul campo di pallone, cribbio. La pioggia sì. Gli scarpini indistinguibili dalla massa fangosa del terreno.
Ma vorrei farvi notare che avevo un bel culetto. Si vede, nella foto, non potete negarlo. E improvvisamente mi sovviene quel giorno, quello sì col sole e tutte le bellezze associate a un’ estate come si deve. L’ anno è forse il ’71, il mese probabilmente agosto, diciamo la prima metà. Il luogo, un punto imprecisato dei tre o quattro chilometri che separano il centro di Cortina dalla casa presa in affitto dalla famiglia. Troppo cara Cortina centro, per noi, ovvio.
Non resta che farsi, tutti i santi giorni, la camminata a piedi, al diciassettenne desideroso di nuove amicizie e svaghi adeguati all’ età.
Ma la delusione è quotidiana. La perla delle Dolomiti non ama i nuovi arrivi, soprattutto se romani e fuori dal giro che conta. Resta il cinema (un “Sacco e Vanzetti” visto due volte di fila), restano le pasticcerie profumate di strudel, le cabinovie vertiginose. Bello, ma non balla, diciamo noi turisti della capitale.
Così, tutte le sere verso le otto, si rientra per cena. Un po’ stanco e depresso, il diciassettenne percorre il ciglio di una strada che non ha più segreti né attrattive.
Mentre arranco nella sera ampezzana, una macchina sembra rallentare, dietro il mio passo indolente. Si capirà presto che il guidatore, un veneto occhialuto, ha inquadrato il famoso culetto, inserito in una silhouette piuttosto magra e slanciata, per giunta ornata di chioma castana, ondulata, che sfiora quasi le esili spalle.
“Quanto?” fa il bifolco.
Io sorrido, convinto di dover fornire un’ indicazione stradale. Nessun pensiero impuro mi sfiora lontanamente mentre mi avvicino al finestrino, rivelando così una peluria ancora non degna del nome di baffi ma insomma, inequivocabilmente mascolina.
Il rumore aspro di una prima, innestata grattando, precede la partenza a tutto gas del puttaniere.
Almeno, quel giorno, qualcosa di interessante era successo.

3 commenti su “L’equivoco”

  1. Susanna Merloni

    Niente nuove amicizie e svago per l’ingenuo diciassettenne, solo sorpresa e disappunto……complice il famoso culetto!
    Divertente ma anche un po’ malinconico, comunque bello!

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