La prima volta che ho mangiato le lumache fu a Parigi. Il ristorante era la “Boutique du Patissier”, in Boulevard Haussmann, e seduta davanti a me c’era mia madre. Avevo sedici anni ed eravamo lì per non pensare a quel giorno di qualche mese prima in cui suo marito, mio padre, se n’era andato per sempre dal mondo. Crisi cardiaca, la tv parlava con concitazione di una bomba che era esplosa a Milano, in una banca.
A Parigi era Natale, un Natale più freddo di quelli di Roma, i grandi viali pieni di gente erano immersi in un odore che sento ancora adesso, zucchero filato e mandorle tostate, un profumo troppo forte per essere davvero, fino in fondo, piacevole. Così penetrante che ti inseguiva anche nelle stazioni del metrò, addirittura nei treni verdi e rossi, sferraglianti.
Un carnet des billets, s’il vous plait. Oui, madame.
Mamma sembrava felice, ordinava cose che non avevo mai sentito nominare: la Croque Monsieur, il patè, l’Ile flottante, chissà a cosa pensava. Chissà io, a cosa pensavo, tornando nel piccolo albergo con l’ ascensore che aveva un cancello al posto delle porte.
Le lumache mi erano piaciute tanto, tuffate in quella salsina deliziosa, nascoste dentro certe uova di legno che le dovevi prendere con delle pinze speciali. Non erano uova, erano i gusci, l’ ho capito dopo. Un bel po’ dopo.
Sapete, era il mio primo vero viaggio e la mia mente stava cominciando a riempirsi di cose nuove, mai viste. La mia Parigi era quella del Commissario Maigret, immagini in bianco e nero come quelle della bomba.
Le lumache le ho ordinate altre volte, a Parigi e anche a Roma, ormai sapevo che si chiamavano escargots e sapevo tante altre cose ancora.
Strano, non mi sono più piaciute. Per niente.
Che bellissimo racconto! Percorso da una malinconia sottile, il babbo che da poco se n’era andato, la mamma curiosa e vitale, nonostante il dolore recente, gli odori troppo forti che penetrano dappertutto, le immagini terribili della bomba e quel cibo nuovo, les escargots, che poi non sono state mai più buone come quella volta, in quel freddo Natale di tanti anni fa, in quel primo viaggio della tua vita, con la mamma, nella Parigi di Maigret, negli occhi la bomba di Milano, nel cuore il babbo che non c’era più e l’incanto del nuovo, tutto da ancora da vivere.
Hai fatto centro, Susanna.
bellissimo
Io sto con le lumache (gettate vive in acqua bollente).
Grazie
@giorgio è un gran talento – e le lumache sono buonissime 😏
Mangiarle con chi ami è un’altra cosa, si sa, ma io alle lumache non ci so rinunciare tanto mi piacciono. Cavagnaro, te le cucino io, le lumache, alla moda mia non parigina vedrai che bontà 🥂😂
Accetto.
Bravo Giorgio,il tuo racconto mi ha commosso per avermi fatto rivivere delle esperienze legate alla perdita di persone care e di quanto alle volte il cibo,in mancanza di altro ci possa confortare! Lo leggo e rileggo e provo sempre nuove emozioni e bei ricordi!