L’occhio di Sauron

 

“Non possiamo accettare o comprendere quel che è appena successo nel nostro paese. Continuiamo ad aspettare che qualcuno ci dica che tornerà normale, come una diagnosi di cancro metastatico al quarto stadio. Dici al dottore accigliato: Oh. Ma, beh… Qual è il trattamento? Quando comincio?”. (Joyce Carol Oates)
In un messaggio sui social, la scrittrice americana esorta i connazionali a non irritarsi per il servilismo dei giornali e dei media. “Un giorno, presto, saranno silenziati e chiusi”. Mai sottovalutare Cassandra. Nelle mie scorribande sul web ho scovato un’altra Cassandra che non pubblica sui media tradizionali, ma su “Substack”, una piattaforma digitale per notiziari inviati direttamente a lettori abbonati. Altri giornalisti e scrittori usano questo sito web di San Francisco, forse per non essere individuati e bloccati, com’è successo a me, dall’Algoritmo (che chiamo in codice: l’Occhio di Sauron).

Mike Brock, prima di inventarsi giornalista del nuovo Samizdat, è stato un dirigente della compagnia tecno-finanziaria Block. Fra le analisi di riviste indipendenti sempre più rare, nessuna mi ha convinto come quella dell’addetto ai lavori Brock.
“Dentro il nuovo Ministero dell’Efficienza, squadre di giovani tecnici operativi stanno sistematicamente smantellando le istituzioni democratiche, rimpiazzandole con sistemi proprietari di intelligenza artificiale. I funzionari che sollevano obiezioni sono rimossi. I database del governo vengono trasferiti su server privati. Il potere decisionale è trasferito dai funzionari eletti ad algoritmi controllati da una piccola rete d’élite di Silicon Valley. Questo Ministero non ha nulla a che fare con l’efficienza, ma con la rimozione. La democrazia viene cancellata al rallentatore e rimpiazzata da tecnologia proprietaria e modelli IA. È un colpo di stato, eseguito non con i fucili, ma con migrazioni interfaccia e cancellazione dei database”. (Brock, “The Unpopulist”, 2 marzo 2025)
Come si è arrivati a questo? Qui Brock diventa interessante, perché ha seguito le tracce fino alla fonte maligna originaria. Il complotto risale al settembre 2008, quando la Lehman Brothers dichiarò bancarotta, facendo precipitare la crisi finanziaria globale più grave dai tempi della Grande Depressione. Da questa crisi emersero personaggi con teorie che allora parevano farneticazioni, ma che oggi vengono applicate dal Triumvirato (miei nomi di fantasia: il Boss, il Vice e la Maskera) con l’intento di provocare il regresso della nazione a un’era di TecnoFeudalesimo.
Lo scetticismo libertario nei confronti del governo esisteva già, ma alcuni teorici lo hanno portato ad estreme conclusioni: la democrazia è un sistema instabile, basato sul potere capriccioso della folla, che incentiva processi decisionali a breve termine, piuttosto che un governo razionale. L’alternativa è il ritorno alla monarchia. Idea scandalosa in un continente che non ha mai avuto un re.
L’economista Hans-Hermann Hoppe aveva pubblicato nel 2001 “Democrazia: il dio che ha fallito”. Il governo, per Hoppe, va privatizzato e gestito da titolari di proprietà, invece che da funzionari eletti. In questo mondo distopico, la cittadinanza non è più un diritto di nascita, ma un contratto stipulato. Votare non è necessario. È una società governata non da uguaglianza politica, ma da diritti di proprietà. Comanda solo chi ha più capitale investito. Oggi il Boss sta cercando di abolire la cittadinanza per nascita, e ha creato la Gold Card: chiunque (una spia russa, un criminale internazionale) può acquistare la residenza permanente pagando 5 milioni di dollari.
Silicon Valley aveva già abbracciato la teoria dell’“innovazione distruttiva”. Vedi lo slogan “Muoviti in fretta e rompi le cose”, inventato da Zucca come motto per Facebook. Verso il 2010 ha preso il sopravvento una forma più estrema di “tecno-soluzionismo”. Ogni problema sociale, incluso il governo, può essere risolto con principi di ingegneria. Le élites di Silicon Valley hanno costruito aziende di successo, mentre il processo democratico resta inefficiente e irrazionale, perché chi prende le decisioni non è un tecnico.
“Se la democrazia era una collezione di scelte basate sui sentimenti delle masse disinformate, poteva essere sostituita da qualcosa di più razionale – basato sui dati – un governo focalizzato sull’ingegneria che i leader tecnologici praticavano nelle loro aziende”. (Brock)

Peter Thiel, uno dei primi libertari di Silicon Valley, co-fondatore di eBay, PayPal, Palantir e investitore di Facebook, Airbnb, Spotify e Spacex, ha scritto nel 2009: “Non credo più che libertà e democrazia siano compatibili”. Thiel ha finanziato progetti per sfuggire agli Stati-nazione democratici con città galleggianti in acque internazionali al di fuori di ogni controllo governativo, in cui rimpiazzare la democrazia elettorale con governi privati di tipo aziendale. Thiel è convinto che, se la democrazia è inefficiente e non sa tenere il passo col cambiamento tecnologico, deve essere sostituita con forme di governo private.
Da Hoppe a Thiel si è giunti al pensiero tecno-libertario, un pericoloso schieramento di teorie antidemocratiche sostenute da oligarchi con immense risorse tecnologiche e finanziarie, disposti a sfidare i governi democratici e il concetto di responsabilità civile. La crisi del 2008 non ha solo distrutto l’economia, ha sgretolato la fede popolare nelle istituzioni democratiche. L’idea diffusa da Silicon Valley è diventata opinione corrente: la democrazia è inefficiente e obsoleta. La convergenza di rabbia popolare e utopia tecnologica ha creato le condizioni per idee reazionarie: le banche centrali truccano il mercato (allora usiamo criptovalute per aggirare il controllo monetario statale e sabotare il dollaro e l’eurozona), le istituzioni democratiche sono corrotte e vanno rimpiazzate da sistemi più efficienti come gli algoritmi.
“Questa erosione della fiducia nelle istituzioni, combinata alla proliferazione di fonti alternative di informazioni, ha preparato il terreno per la frammentazione della realtà. Gli algoritmi dei social media, progettati per massimizzare il coinvolgimento, hanno amplificato i contenuti sensazionali che creano divisioni. La conseguente inondazione di narrazioni divergenti ha reso sempre più difficile per i cittadini distinguere la verità dalla finzione, con profonde implicazioni per il dibattito democratico”. (Brock)
Si sono creati ecosistemi chiusi di informazione, in cui l’ideologia fanatica vince sull’accuratezza dei fatti. L’informazione nei social media viene trasformata in arma, il contenuto viene diffuso (o censurato) da algoritmi. Il giornale online “InfoWars” (guerre d’informazione) fondato dal cospirazionista Alex Jones, ha incentrato il suo successo sul sensazionalismo e sulle teorie del complotto, guadagnando 80 milioni all’anno con la vendita di attrezzature di sopravvivenza, e ha dimostrato che le “fake news” generano profitti.

Alex Jones tormentò per anni le famiglie delle 26 vittime nella scuola elementare Sandy Hook (2012) sostenendo che il massacro non era avvenuto e che i familiari disperati erano attori prezzolati. Jones è stato processato e condannato per diffamazione, ma il caos informativo ha reso impossibile approvare leggi restrittive sulle armi automatiche, perché milioni di persone ora dubitano che le sparatorie di massa siano reali.
“La legittimità politica dipende dall’esistenza di una realtà condivisa. Se si spezza quel consenso, la democrazia diventa impossibile. Steve Bannon l’ha chiamata: ‘inondare la zona di merda’ [valanga di fake news]. Frammentando i media, si attaccano le fondamenta cognitive della democrazia. Il potere politico non si basa più sul dibattito ragionato, ma sull’abilità nel manipolare i flussi d’informazione. È così che la teoria libertaria si è trasformata in neo-reazionaria. Il potere non è del popolo, ma dei dirigenti più competenti che governano la società come un amministratore delegato gestisce un’azienda”. (Brock)
Questa ideologia neo-reazionaria converge con le criptovalute e con l’intelligenza artificiale. Se un popolo non è d’accordo sui fatti fondamentali, chi decide cosa è vero? un dirigente sovrano, un reggente incontestato, la cui legittimità non deriva dalle elezioni, ma dal controllo dell’informazione.
“I leader tecnologici adottano sempre più una cornice neo-feudale di utenti-servi, mostrando un enorme allontanamento dal concetto di cittadino democratico”. (Brooking Institution, 2023)

Il blogger Curtis Yarvin, che fondò il movimento anti-egualitario, ha proposto nel 2012 la dottrina RAGE (Retire All Government Employees): prima licenzi tutti i funzionari governativi che oppongono resistenza. Poi installi un’infrastruttura tecnica privata che nessuno possa monitorare, così da trasformare le istituzioni democratiche in sistemi tecnici controllati da una ristretta élite, che governa come una corporazione, rendendo la democrazia obsoleta.
Prima hanno distrutto il giornalismo, minacciandolo fino alla sottomissione. Ora stanno distruggendo il governo, la realtà stessa, privatizzata e controllata dai proprietari della rete e dagli algoritmi. La Maskera sta attuando la fase finale del piano, in cui la democrazia viene cancellata riga per riga da un codice.
Il Boss, che crediamo sia al centro di questo complotto, è pigro, non così sveglio da capire che è diventato solo una pedina della scacchiera. Non ha progetti ideologici oltre al potere sadico di vendicarsi e ricattare mezzo mondo, estorcere pizzi spropositati per ogni piccolo favore, e non mollare mai più la poltrona. “La sua presidenza è solo un veicolo per forze che lo considerano un utile, temporaneo ariete contro la democrazia”. (Brock)
Il Vice, purtroppo, ha studiato RAGE di Curtis Yarvin. Il suo finanziatore e mentore di lunga data è Peter Thiel. Sia Thiel che il Vice hanno fondato aziende con nomi tratti dal “Signore degli anelli” di Tolkien (Mithril Capital, Palantir Technologies, Narya Capital: Narya, l’anello rosso del potere). Thiel e la Maskera hanno insieme formato un SuperPAC per finanziare la campagna elettorale del Boss. Tutti Nazgul di Sauron, l’Oscuro Signore di Mordor. I giovani operativi della Maskera che ora mettono sotto controllo il ministero del Tesoro con modelli IA e rimpiazzano la responsabilità democratica con la sovranità tecnologica, stanno lavorando per un futuro che durerà a lungo, ben oltre il Boss. La vera sciagura non è il Boss, è il Feudalesimo che verrà dopo di lui. Tutti noi servi della gleba saremo superflui e sacrificabili. A meno che non decidiamo di reagire subito, impedendo a Starlink di installare nuovi Occhi di Sauron dentro i governi di mezza Europa.

17 commenti su “L’occhio di Sauron”

  1. Chiara Degli Esposti

    Un pezzo indispensabile.
    Torno a sottolineare quanto Shoshana Zuboff divenga ogni ora di più una lettura fondamentale. Le origini di questa deriva sono ancora più lontane e derivano dagli studi nel 1970 di Burrhus Frederic Skinner, sull’ingegnerizzazione dei comportamenti sociali, tra l’altro.

    1. Patrizia Tenda

      Grazie Chiara, concordo nel risalire al comportamentismo di Skinner. Solo l’espressione “ingegnerizzazione dei comportamenti sociali” dovrebbe far rizzare i capelli in testa! E invece siamo qui, 50 anni dopo, a tenerci la testa tra le mani perché nessuno ha previsto una deriva così oscura.

  2. C’è di che essere profondamente atterriti, il valore della libertà individuale schiacciato e asservito a pochi potenti straricchi, un mondo orribile

  3. Tutto vero e tutto spaventoso ma non dimentichiamo che gli esseri umani sono fallibili e tutte queste costruzioni ingegneristiche possono anch’esse fallire. Proteggiamoci ma non diamo loro un credito illimitato poiché come noi siamo mortali anche ciò che costruiamo è mortale.

    1. Patrizia Tenda

      Grazie Rossana, per la tua saggezza. Dovremmo comunque darci da fare perché siano mortali prima loro, non noi 🙂

  4. giorgio cavagnaro

    Da diversi anni vado dicendo e scrivendo che la democrazia è al lumicino. Purtroppo il problema è che nessuno, nemmeno i suoi demolitori, ha idea di cosa la sostituirà.

  5. Nicola Saccone

    Lettura interessantissima e pienamente condivisibile. Man mano che leggevo (ed aumentava lo sgomento) mi veniva in mente il proverbio arabo: “Tempi duri generano uomini forti, uomini forti generano tempi felici. Tempi felici generano uomini deboli, uomini deboli creano tempi duri”.
    Probabilmente, stiamo entrando nell’epoca dei tempi duri… e speriamo che sia tutto un ciclo come recita il proverbio

  6. Paolo Delicato

    Un testo interessantissimo che mi era sfuggito, ma il contenuto molto chiaro ed efficace ben si collega e aggiunge a tanti dubbi che da settimane, in un crescendo drammatico, per chi ha passato seriamente la sua vita a fare ricerca socio-politica, porta a riflessioni profonde su ciò che sta accadendo negli Stati Uniti e che potrebbe estendersi a macchia d’olio nel resto del mondo, oggi basato sulla democrazia in senso generale, soprattutto sul sistema decisionale e sulle componenti sociali ed economiche delle popolazioni, distruggendo il pensiero e le attese dei cittadini lasciati ad un destino non interessante per i governanti ed il loro sistema decisionale esclusivamente “politico” attraverso tecnologie non gestibili dai singoli, quindi un “sistema chiuso” in cui il cittadino, il lavoratore, deve rispondere esattamente come “l’algoritmo” decide e coincide con le decisioni del capo politico.

  7. Orrore allo stato puro. Dove si spinge l’ oscurità umana resta un mistero inconoscibile alla gente comune. Praticamente la missione umana è quella di andare contro il male e sempre. In questa epoca oscura, questo il nostro ruolo inevitabile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto