Vorrà scusarmi chi trovasse noiosi e a senso unico i miei ripetuti interventi sulla Scuola, ma mi sembra d’obbligo, periodicamente, informare quanti non ne fossero al corrente, di cosa sta accadendo nel sistema di istruzione italiano. Parliamo, stante l’attualità del tema, della famigerata “Maturità” o meglio dell’attuale “Esame di Stato”, nome con il quale, dal 1998, si indica l’atto conclusivo del ciclo di istruzione superiore. In effetti, a giudicare dal livello di responsabilità col quale ci arrivano molti dei candidati, mai decisione fu così azzeccata ed è forse per questo, per cadere nell’ennesimo errore di scelta, che l’attuale Ministro pare intenzionato a tornare alla vecchia denominazione.
Ma non è di questo che si vuole parlare. Ci interessa piuttosto chiarire, per chi non lo sapesse, che il vecchio impianto d’esame è stato totalmente rivoluzionato, ed in particolare la prova orale, che oggi deve andare rigorosamente sotto la dicitura “colloqui”, si è trasformata, potenzialmente, in un soliloquio per nulla probante affidato ai “collegamenti”.
Di cosa si tratta, in pratica? Proviamo a descrivere la situazione. Il candidato viene chiamato nell’aula allestita per la prova, la Commissione gli sottopone del “materiale opportunamente preparato” sotto forma di immagine o documento scritto, che avrebbe la funzione di evocare, nel candidato stesso, spunti per l’avvio della conversazione. Per intenderci, se si trattasse di una fotografia di un evento bellico, di una battaglia, lo studente potrebbe ad esempio stabilire come incipit d’esame un periodo storico o un brano di letteratura coerente con tematiche della guerra.
Al candidato viene concesso qualche minuto per stilare una scaletta di argomenti e poi si parte con l’esposizione. Da quel momento, tutto il meccanismo della prova è affidato a questi imprescindibili “collegamenti”, sorta di passerelle concettuali che dovrebbero far zompettare i candidati da una disciplina all’altra, come nel gioco del domino.
E la Commissione? Sostanzialmente muta. Perché se lo studente è in grado di gestire quantomeno decentemente i succitati passaggi, allora… Che nessuno dei Commissari osi interromperlo o addirittura abbia l’ardire di fare una delle retrive e becere “domande”. Il Candidato ha trovato un collegamento, a dire il vero un po’ stiracchiato, tra la Tour Eiffel e l’equazione della parabola? Di quello si parla per la Matematica, e sia ben chiaro: BASTA. E l’”integrazione per parti” che serve molto di più anche nel prosieguo universitario? Nessuno si azzardi a citarla! E il teorema di Rolle? Ma figurati! Di parabola si parla et satis sit!
Del resto, il tempo è pochissimo. Di spazio per accertare le competenze acquisite non ve n’è molto. Massimo 50 minuti, e dentro ci deve stare tutto: esperienza di alternanza scuola lavoro (oggi PCTO), educazione civica, sei o sette discipline, presa visione delle prove scritte. In pratica, cinque minuti scarsi a materia. Mi hai parlato per tre minuti di un motore trifase (argomento che hai scelto tu)? Bravo, sei pronto per fare il progettista. Però, vorrei farti una domandina…
– Eh? Shtttt! Zitto, sai, Commissario indisciplinato! Come t’azzardi, turpe malcreato!
Questi COLLEGAMENTI (scusate il gridato ma la loro dignità ormai palese richiede il dovuto rispetto) sono dunque cercati più che l’acqua nel deserto. Si organizzano simulazioni di colloqui, si consultano siti studenteschi dove sono belle e pronte simpatiche catene di S. Antonio: prima guerra mondiale, il Carso, il carsismo in geologia, le rocce calcaree, la calce aerea, l’intonaco, la trasmissione del suono attraverso una parete, “La pioggia nel pineto” (“Ascolta. Piove dalle nuvole sparse…”), D’Annunzio, il maratoneta (lemma), “Il maratoneta” (film).
Orde di studenti vagano per i corridoi scolastici rimuginando sul collegamento più opportuno o magari su quello più inaspettato, spettacolare.
– Con cosa collego la seconda rivoluzione industriale? – si chiede uno.
E ancora: – C’è qualcuno che mi trova un collegamento tra Leopardi e la numismatica medievale?
– Prof, ha senso collegare gli impianti di cantiere con le centrali elettriche? – azzarda un altro.
– Solo se predisponi una buona messa a terra, caro. (questa richiede qualche secondo).
Trattasi in ogni caso, di scelte importantissime. Perché in effetti, se si riesce a agganciare al documento di spunto l’incipit della propria catena di collegamenti, il gioco e fatto e i pochi argomenti necessari (sostanzialmente uno per disciplina) possono essere preparati già mesi prima.
Un gioco da ragazzi, sembrerebbe. Invece, la gran parte degli studenti non ha neppure la fantasia e il senso pratico di fare questo semplice gioco di prestigio. Insomma, lo spunto voleva essere, nelle intenzioni del legislatore, una facilitazione per rompere il ghiaccio, e invece gli studenti ne sono tanto ossessionati che finiscono per privilegiare questo gioco di collegamenti allo studio dei contenuti disciplinari.
Ci permettiamo, allora, di dare al Ministro un consiglio pratico, concepito da chi la scuola la vive dall’interno. Invece di scervellarsi sulla possibilità di tornare alla vecchia denominazione di “Maturità” (le riveliamo un segreto, Signor Ministro: persone comuni, giornalisti, perfino dirigenti scolastici e ispettori ministeriali non hanno mai smesso di utilizzare quel termine), provi a considerare l’opportunità di tornare ad una forma d’esame che sia veramente probante del percorso scolastico dello studente.
Le diamo un’idea, uno spunto e lei ci rifletta: una commissione che con qualche domanda mirata si accerti se lo studente ricorda ancora cosa sia l’integrazione per parti o il teorema di Rolle.
Le ricorda niente? Ma sì, per la miseria! È proprio la buona vecchia “Maturità”.
Ma il tempo è tiranno e per quest’anno l’Esame di stato è alle porte. Avviamoci alla prova, ordunque. A proposito, se penso al colloquio orale, mi sorge spontaneo un collegamento con…. “No, non posso: ci sono le Signore!” avrebbe detto Totò.

Assurdità burocratiche Esame di Stato
ottime osservazioni – in elegante ironia ❤
quando l’esame di terza media prende la maturità… bravo Federico!
Si conferma la ridicolaggine ultradecennale dei proclami ministeriali: aulica prosopopea e sostanziale pochezza.
👌🏻