Nel 1991 Anthony Burgess, l’autore dell’Arancia a orologeria licenziò un pastiche per commemorare il secondo centenario dalla morte di Mozart: “La banda Amadeus” (Bollati Boringhieri, 1995, 181 pp.) per la traduzione di Aurelio Gariazzo, lanciandosi in una sarabanda di triplici ripetizioni, tipiche del melodramma, che andiamo debitamente ad elencare:
sommessamente sommessamente sommessamente
Vienna Vienna Vienna
Salisburgo Salisburgo Salisburgo,
Prendi questo, e questo, e questo,
Bellezza, bellezza, bellezza,
D’accordo, d’accordo, d’accordo.
Lui stesso lui stesso lui stesso lo calpestò nel tetro mattino.
Lui stesso lui stesso lui stesso ha sorriso.
Ogni cosa al suo posto, ognuno al suo posto. A posto.
(…) fu allora salutare affermare. Sì, affermare affermare.
Inelut, inelut, ineluttabile quando si afferma.
lui stesso lui stesso lui stesso fermo è restato dinnanzi alla porta – la porta la porta di lei.
Lui stesso lui stesso lui stesso calpesta.
Lui stesso lui stesso lui stesso sogghigna,
Lui stesso lui stesso lui stesso lo calpestava.
ordinate ordinate ordinate.
Kinesis kinesis kinesis.
lui stesso lui stesso lui stesso osservava giardini ordinati disordinati,
Lui stesso lui stesso lui stesso ha torvo guatato.
lui stesso lui stesso lui stesso fermo è restato dinnanzi alla porta – la porta la porta di lei.
Essi stessi essi stessi essi stessi calcano il nudo parquet,
Ora siamo vicini. Vicini. Vicini.
A gran voce urla la folla, urla a gran voce la folla, la folla urla a gran voce.
(…) annuncio dell’anno Uno. L’anno Uno, sì l’anno Uno.