Caricamento

Digita la ricerca

Cultura

Orban toglie la statua di Lukács

4.572 visite

Il filosofo ungherese György Lukács

Il governo ungherese di Orban ha deciso di rimuovere la statua del filosofo ungherese hegelo-marxista György Lukács. La statua, situata presso il parco Szent István, sarà rimossa perché – si dice – il marxismo del pensatore ebreo Lukács non è propriamente gradito al governo di Orban.Un’altra scemenza che impoverisce la Ungheria (già povera di per sé) della sua migliore cultura.
Lukàcs è uno dei maggiori pensatori del XX secolo. Il suo marxismo deriva da uno studio profondo di Hegel e dalla critica acuta della ‘ideologia tedesca’. Opere come la ‘Ontologia dell’essere sociale’ e come la monumentale ‘Estetica’ sono capitoli di estrema importanza della riflessione filosofica contemporanea. Un altro libro fondamentale è la sua discussa ma imprescindibile ‘Distruzione della ragione’ . Ne ‘la distruzione della ragione’ si spiegano inconfutabilmente le radici spirituali dell’hitlerismo con la parabola della ‘ideologia tedesca’ del XIX secolo. La difesa della ‘ragione dialettica’ (lo storicisimo hegeliano e il materialismo storico marxista) contro tutte le forme di irrazionalismo (da Schelling a Schopenhauer al suo nipotino Nietzsche et similia) è una conclusione difficilmente contestabile sul piano teoretico (solo Benedetto Croce gli può tenere testa, ma su una analoga linea di pensiero).
Le conclusioni politico-ideologiche del libro (l’atto di fede nel socialismo sovietico e la condanna dell’imperialismo americano, erede ideologico dell’ irrazionalismo filosofico) erano inaccettabili. Ma anche queste riflessioni, restano relativamente discutibili. Lukàcs, cominciò a scrivere il libro nel 1934, in piena ascesa di Hitler e di Stalin, quando non c’era grande spazio per la libertà di scelta. Se non ricordo male lo terminò e pubblicò nel dopoguerra allo scopo di rivalutare Hegel (la sua dialettica come storicità) a correzione del ‘materialismo dialettico’ vigente in Urss.
La sua opera infatti non fu tanto celebrata in epoca staliniana, per quanto apparisse e venisse presentata in Occidente come suo panegirico. E’ dunque opera complessa a più facce, da leggere e meditare con attenzione perché molti giudizi e analisi di pensiero sono più che penetranti. Non impiccherei Lukàcs al suo passato politico così come non lo farei perfino per quel veggente e mistagogo di Heidegger, eccetera..

La statua di György Lukács nel parco Szent István a Budapest

La statua di György Lukács nel parco Szent István a Budapest

Tags:
DUCCIO TROMBADORI

Duccio Trombadori. Nato a Roma nel 1945, figlio e nipote d’arte, dal padre Antonello e dal nonno Francesco ha ereditato la passione per la politica e la pittura. Laureato in Filosofia, è stato giornalista, critico d’arte, saggista, docente di estetica alla università di Architettura di Roma. Ha iniziato a scrivere d’ arte su ‘L’Unità’ alla fine degli anni Settanta, ha continuato in seguito su ‘Rinascita’, ‘Panorama’, ‘Il Foglio’, ‘Il Giornale’, e sul Tg3. Esperto d’ arte italiana del ‘900, ha diretto una rivista d’arte (‘Quadri&Sculture’, 1993-1998) ed ha curato monografie di Mario Mafai, Francesco Trombadori, Antonio Donghi, Riccardo Francalancia, Giulio Turcato, Renato Guttuso, Mario Schifano, Mario Ceroli. Tra il 1993 e il 2013 ha collaborato a diverse edizioni della Biennale di Venezia, di cui è stato consigliere di amministrazione. E’ stato più volte consigliere di amministrazione della Quadriennale di Roma. E’ autore di un libro- intervista con Michel Foucault (1982) e di una biografia ragionata di Gino De Dominicis (2012) . Un suo libro di versi (’Illustre Amore’, 2007) è giunto finalista al Premio Viareggio. E’ pittore di piccoli paesaggi di gusto ‘novecentesco’ che ha esposto a Parigi e Roma tra il 1990 e il 2014.

  • 1

Ti potrebbe piacere

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *