Paolo, uomo incompleto e dubbioso, si è preso un congedo parentale di 15 anni dalla figlia Leo, mai vista, frutto di una breve relazione con una ragazza tedesca quando entrambi erano poco più che adolescenti. Paolo sempre dedito a lavori saltuari ha preso in affitto uno stabilimento balneare, che cerca, durante la stagione invernale, di ottimizzare.
La riviera romagnola è grigia come il cielo e la battigia fangosa quando, partita in treno dalla Germania, arriva Leo per conoscere finalmente suo padre biologico. Paolo si ritrova davanti una ragazzina minuta e graziosa, determinata a fare chiarezza. Lui, tra la sorpresa e un vago di senso di vergogna, non sa che pesci prendere.
La figlia lo sottopone a una specie di interrogatorio, cui lui si sottrae, offre invece un piatto di pasta a Leo, mentre un babyphone riporta il pianto e il chiacchiericcio di un bambino, anzi una bambina. Leo scopre così di avere una sorellastra ma Paolo non vuole che le due entrino in contatto, anzi fa di tutto per nascondere al mondo la prima figlia.
Il rapporto tra i due si fa sempre più complicato e mentre Leo trova un giovane amico, Edoardo, vessato dal padre per una presunta omosessualità, Paolo è sempre più sfuggente e confuso. Sembra che la quindicenne sia più matura di chi l’ha inconsapevolmente generata, e che la crescita verso la maturità e la capacità di stare al mondo sia più compiuta in lei che in lui.
Il volto di Luca Marinelli nel ruolo di Paolo è una tavolozza di emozioni, paure, ma anche di tenerezze insospettabili. A dirigere lui e l’incantevole Juli Grabenhenrich (che interpreta Leo) c’è la moglie di Marinelli, la bravissima Alissa Jung.
Un film non scontato che affronta il difficile rapporto padre-figlia con tutte le sfumature possibili, lasciandoti dentro, nel finale, un senso di pace e compiutezza anche se di compiuto c’è poco.
Parental Leave di Alessia Jung – Germania/Italia 2025