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Piccole felicità a Piazza del Popolo

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Foto, Giovanna Nuvoletti Piazza del Popolo Roma 2015

Foto, Giovanna Nuvoletti

 

Ero uscita nervosa e inutile in una pallida Roma invernale. Non sapevo che fare di me. Lo Smartphone mi ballava in tasca.

Luce tesa, freddo, poca gente in piazza del Popolo. Parte di colpo una musica, un ragazzo prende a ballare. Il suono sul momento mi infastidisce, ma il ballo mi piace, ne godo e ne capisco. Mi fermo tra gli astanti, e guardo.

Il ragazzo, il viso truccato, un ciuffo di capelli che gli scendeva da sotto il cappello lungo la guancia, oscillando a ogni suo movimento, danzava una imitazione di Michael Jackson. Era perfetta, i piedi si seguivano implacabili l’uno con l’altro, le mani scattavano improvvise, la testa quasi volava, nel ritmo.

Il ragazzo sconosciuto era in tutto uguale al suo sfortunato modello, ma, diversamente da lui, invece che una turbata e fosca sapienza del male, sprizzava pura felicità e un senso di libertà profonda. Poi, piano piano ha smesso di ballare, ha spento la musica. Si è fatto avvicinare dalle turiste, si è lasciato fotografare con loro, in pose affettuose e giocose. Tutti abbiamo gettato una moneta o due nel cappello, sorridendo.

Era diventato bello e lieto e semplice e vero, il mondo, per un attimo. Avessi avuto lo zoom gli avrei scattato un primo piano, avrei fotografato il viso luccicante nel sogno, lo sguardo inebriato, il sorriso perduto, la gioia di avere un piccolo pubblico intorno a sé. Avrei fermato per sempre la sua coscienza di aver dato e ricevuto una piccola, eterna felicità.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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