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Racconto di Natale

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foto di Giovanna Nuvoletti

Scendo dalla macchina nel gelo dell’inverno. Si apre la porta di casa. Ecco mia nonna. Sorride, curva. Ha le pantofole di lana. Scivolo sulla neve con le scarpe da ginnastica. E lei subito si preoccupa. Dice. Sebastiano, nano, attento, la bambina. E si appoggia una mano sul cuore. Lo fa sempre.

Ho voglia di essere qui. Adoro questa casa. La luce calda dell’ingresso e l’orso di legno piu’ grande di me dove si appendono i cappotti, i cappelli.

Siamo partiti da Milano dopo pranzo. Ho dieci anni. Durante il viaggio come al solito papa’ si e’ dovuto fermare venti volte perche’ mi veniva da vomitare.

Ma siamo arrivati. A Cortina. A casa dei nonni. Ci sono i miei cugini, è Natale e sono in vacanza!

Entro in casa tra mille abbracci goffi di mia nonna, che mi ama, ma sono il suo primo tentativo di contatto fisico con un bambino e quando mi stringe ogni tanto mi sembra di essere un pesce o un’aliena. La stringo anch’io, la annuso. Sa di cucina, dei suoi golf, di lei…

Corro in salotto. La casa ha quel profumo meraviglioso che non scordero’ mai. Il nonno sta guardando il telegiornale e intanto fa l’elefante, un’esercizio per tenersi informa dice lui. Mi dice qualcosa di spiritoso. Abbraccio anche lui. Poi lo vedo. L’albero di Natale. E’ un gigantesco abete con le candeline vere, da accendere. Intorno tantissimi pacchi, pacchettini. Chissa’ quali sono i miei.

Volo di sopra. Sbatto contro Tatiana in corridoio….c’è anche Alex, io di lui sono un po’ innamorata, anche se e’ mio cugino e non si puo’. Sono arrivati da New York. Poi da una stanza esce Viola, il mio mito. Bellissima e punk. E poi Leone con i riccioli castani, dolce, intelligente. lui mi protegge. Hanno tutti un paio d’anni piu’ di me e ogni tanto non mi fanno giocare. Ma non Leone.

Le voci, gli, odori. Mio padre che ride con Egon e Giovanna. Sono ubriaca di gioia. Che bello essere qui.

Stasera e’ la Vigilia di Natale.

E domani.

Si va a sciare.

 

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