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Manuale di sopravvivenza

Reddito di cittadinanza

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La fonderia

nuovi_lavoriUn lavoro semplice e facile. Potresti persino guadagnare 780 euro al mese anche tu. Devi solo riuscire a convincere il tuo titolare di salario pubblico, o anche più di uno, dipende da quanti te ne verranno affidati, ad accettare un lavoro. Uno di quelli che ci sono davvero. Anche se lui aspira a fare il frontman di un gruppo rock, il primo ballerino alla Scala, l’opinionista su un quotidiano nazionale, il seduttore seriale, l’attore da serial strappalacrime, il politico con stipendio di lusso, o anche semplicemente lo sdraiato sul divano abbrancato al suo tablet mantenuto da papà, devi convincerlo che tutti i posti cui lui si sente in diritto di aspirare sono già presi. Non sono disponibili. Devi fargli presente che il lavoro al nero, come integrativo nascosto, potrebbe essere malvisto – quindi non resta da scegliere che fra raccoglitore di pomodori in Calabria, mungitore di mucche nel Mantovano, bracciante a ore in Puglia, guardiano notturno di fabbriche di munizioni, badante di bisnonni arteriosclerotici, operaio in fonderia a soli 500 chilometri da casa sua, lo spalatore di letame in allevamenti intensivi di suini, il custode di discarica, il falegname o l’idraulico (ma l’artigianato prima lo si deve studiare, mi spiace). Lui risponderà: ma sono lavori da immigrati! Appunto. Solo se accetti potremmo mandarli a casa, come tu desideri. Così smetteranno di portar via il lavoro a giovani patrioti italiani. Potresti anche esser tentato di rifiutare il pesante compito di tutor, in questo caso saresti tu a dover scegliere fra i lavori che ho elencato qui sopra, o simili. Quindi ti conviene di continuare a fare il tutor, o navigator o advisor, il che è già una bella botta di fortuna.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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