In questi giorni si sta discutendo del rifiuto, da parte di alcuni studenti, di sostenere l’orale dell’Esame di Maturità. Una scelta che, al di là delle motivazioni addotte dagli studenti, andrebbe letta in un contesto più ampio e profondo: quello della crisi del modello scolastico.
La maturità, storicamente, rappresenta un rito di passaggio. Non solo un esame, ma un momento di sintesi, di commiato, di verifica. E per molti lo è ancora. Quando il percorso scolastico è stato ricco, segnato da relazioni significative con docenti capaci di lasciare un’impronta, l’orale diventa persino un’occasione desiderata: un modo per chiudere il cerchio, per dire “grazie” a insegnanti che si ricorderanno per tutta la vita. Ma se uno studente ha vissuto la scuola come un luogo distante, inefficace o persino mortificante, dove le sue potenzialità non sono state riconosciute, l’esame può apparire come una formalità vuota o come l’ultimo atto di un’esperienza da dimenticare.
Va poi detto con franchezza che gli studenti disinteressati, quelli che hanno disturbato e boicottato il percorso formativo, non dovrebbero nemmeno arrivare all’esame; ciò non significa però che il loro disagio non meriti ascolto per trovare soluzioni.
Negli ultimi vent’anni, la scuola italiana è stata attraversata da riforme frammentarie, spesso incoerenti. Si è passati dal centralismo e da una gestione unitaria all’autonomia scolastica. Il risultato però, è sotto gli occhi di tutti: La scuola è spesso percepita come un’istituzione che ha smarrito le proprie finalità, incoerente nelle pratiche, arretrata nei contenuti e chiusa in una logica autoreferenziale, incapace di dialogare con la complessità del mondo esterno. La questione dei crediti che permettono di non sostenere l’orale è la goccia che sta facendo traboccare il vaso e a poco servirà modificare la norma.
Il mondo è cambiato. Gli strumenti digitali, l’intelligenza artificiale, l’accesso illimitato alla conoscenza, i percorsi di apprendimento legati all’informatica hanno modificato profondamente il rapporto con il sapere. Lo studente di oggi può apprendere ovunque, con modalità personalizzate, coltivando passioni fuori dalle aule scolastiche in modo molto diverso rispetto al passato. Più che mai una domanda si fa strada, silenziosa ma crescente: perché andare a scuola?
È forse bene ricordare che la scuola non serve solo a trasmettere contenuti, ma a formare cittadini, che è uno spazio pubblico in cui si sperimentano la democrazia, il confronto tra pari, il rispetto per la diversità. E’ il luogo in cui si può (o si dovrebbe poter) sbagliare senza paura, riflettere, crescere, sviluppare le capacità critiche.La provocazione degli studenti che rifiutano l’orale andrebbe letta anche come un campanello d’allarme verso un’istituzione che non riesce più a essere in sintonia con le nuove generazioni.
Oggi più che mai è necessario avviare una riflessione seria e condivisa sul futuro della scuola — una riflessione che coinvolga non solo i politici e i funzionari del ministero, ma soprattutto gli insegnanti, gli studenti, gli intellettuali e l’intera società. Dobbiamo chiederci quale scuola vogliamo, con lo sguardo rivolto al domani, non al passato, consapevoli che l’intelligenza artificiale avrà un effetto deflagrante.
Una scuola che perde il senso della sua missione smette di educare. E una società che smette di educare è una società che rinuncia al proprio futuro.

Esame di maturità Provocazione Scuola

A sentire le ragioni di questi eroi del mutismo, sembrerebbe che la motivazione sia da cercare in una presunta mancanza di considerazione da parte del corpo docente nei loro confronti. Ebbene, tale ragionamento deriva caso mai da una tendenza esattamente contraria. Mai come in questo momento, mai in tutta la storia dell’istruzione italiana, si è visto un assillo esagerato a tenere i pargoli nella bambagia. Mei si sono organizzati tanti corsi di recupero e poi prove di recupero e poi recuperi dei recuperi. Mai tanta attenzione è stata rivolta i loro problemi, a situazioni singole e specifiche, a veri o presunti disagi generazionali, famigliari, sociali. Mai s’erano visti tanti psicologi varcare le porte degli Istituti scolastici. Mai, ripeto, interi Consigli di classe e scrutini hanno fatto i conti con le problematiche scolastiche e personali dei ragazzi. E (ancora una volta, mi scuserete) mai i percorsi didattici disciplinari sono risultati così frammentati, edulcorati, limati da situazioni che spesso denotano solo una carenza strutturale dell’impianto famigliare degli studenti. Stiamo creando generazioni di individui fragilissimi, che entrano in crisi al primo insuccesso scolastico, alla prima delusione sentimentale, al primo telefonino di nuova generazione che non riescono subito ad acquistare. Continuiamo a far credere loro che la vita è il giardino dell’Eden malauguratamente popolato da insegnanti cattivoni che non li apprezzano e non li capiscono. E poi, mi raccomando, mettiamoli in competizione coi loro pari età cinesi e indiani.
Se gli studenti arrivano alla maturità con le caratteristiche che dici, significa che molto è andato storto nel percorso scolastico, a partire dalla scuola materna: non sono uno pscicologo, ma temo sia il sintomo di un malessere preoccupante. Il che significa che molto nella scuola va cambiato, perché ad essere cambiato è il mondo. La scuola ha retto con strumenti adeguati l’impatto delle nuove tecnologie incrementando le capacità critiche degli studenti?
Non aggiungo niente al mio commento. Penso di aver sufficientemente spiegato che se non si tolgono le rotelline per tempo alle biciclettine, avremo degli adulti con grossi problemi di equilibrio. La scuola NON si può fare carico di tutte le problematiche sociali. Invece, da qualche decennio è considerata il surrogato di fortuna per una società fatta di famiglie saltate. Ed è inutile caricarla ancora di mansioni e impegni che francamente non le competono.
Il potere dell’empatia: https://www.youtube.com/watch?v=QLjdxGOQr3I
Lettera a una professoressa: https://www.youtube.com/watch?v=7t_IChyHUhc&t=43s
La scuola senza voti e’ stata un fallimento . Il voto e’ valutazione immediata, e’ distinzione. Troppe parole, troppe frasi, hanno sostituito i voti .
Inutile fare del buonismo, chi non studia non merita. Chi disturba non merita. Ma con quale arroganza, uno studente si può permettere di non sostenere l orale all esame, rigettando il suo rifiuto sull insegnante o sull insegnamento.
Mio marito che era professore universitario, raccontava che quando uno studente si bloccava oppure cercava di fare il furbo, gli dava la possibilità di aprire il libro e di rileggere il testo della domanda . Chi sfogliava a vuoto le pagine avanti indietro, dopo la scenetta, veniva invitato a ritornare all esame.
Un sogno impossibile: la valutazione oggettiva: https://aulalettere.scuola.zanichelli.it/sezioni-lettere/come-te-lo-spiego/un-sogno-impossibile-la-valutazione-oggettiva/. Non puoi introdurre i crediti e poi stupirti che qualcuno non voglia fare l’esame. Nel mio articolo non ho esaminato le motivazioni degli studenti.
“Non puoi introdurre i crediti e poi stupirti…” Per cortesia, non comprendo il significato dell’asserzione.
https://tg24.sky.it/cronaca/2025/07/09/gianmaria-favaretto-orale-maturita
Le norme per l’esame di maturità non le hanno scritte gli studenti.
Il neo diplomato: https://www.facebook.com/watch/?v=23912781411750180