Chiedere il congresso straordinario significa dire DA SUBITO che se si va al prossimo voto con le posizioni espresse da questa segreteria è certa la sconfitta e molto probabile la liquidazione del PD. I tempi sono essenziali, visto quel che sta accadendo nel mondo (e anche, se vogliamo guardare al microcosmo nel quale ci affanniamo, alle penose contrazioni che stanno sputtanando un’idea che poteva essere buona come la manifestazione per l’Europa).
Le nomenclature politiche (partiti – per così dire – e coalizioni – anch’esse per così dire) sono coinvolte in un processo al termine del quale saranno necessariamente ridefinite. Se vogliamo cominciare a leggere quanto accade tutti i giorni, ormai da tempo e non a seguito del ritorno di Trump alla Casa Bianca, dobbiano tornare al 1989 (abbattimento del Muro) e al 1991 (fine dell’URSS e definitiva falsificazione del comunismo sovietico).
Da noi, all’inizio del 1991 si avvia il Pds in mezzo a lacerazioni, paure, diffidenze, ignavie che impediranno il suo decollo e perfino, per molti, la piena coscienza di quel che si stava facendo. Eppure proprio nei giorni di fine gennaio di quell’anno, mentre si riuniva il congresso di Rimini sugli schermi di tutto il mondo si vedevano i lampi notturni dei bombardamenti su Bagdad e in Israele cadevano gli Scud di rappresaglia. Erano già i segni delle conseguenze che sarebbero seguite al crollo dell’assetto bipolare che aveva regolato il mondo dalla fine della seconda guerra mondiale. E non erano neppure i primi; per chi aveva occhi per vedere e testa per riflettere c’era il disfacimento della Jugoslavia titina iniziato da una decina d’anni con i terribili corollari che conosciamo.
Adesso dopo trent’anni (e più!) di assopimenti, balli sulla tolda del Titanic e spensierate vacanze, tutte le conseguenze di quegli eventi epocali si impongono in modo perentorio e ineludibile e non consentono a nessuno di sottrarsi alle scelte necessarie. Ciascuno deve dire cosa pensa, cose vuole, chi è, dove sta, con chi e per che cosa. Se non lo si fa ci si condanna all’irrilevanza e – in un tempo non lungo – alla scomparsa come soggetti politici, come volontà politiche percepite e incisive. Vale per tutti: associazioni, partiti, alleanze, stati, continenti.
L’Unione Europea sta cercando, con molto ritardo e in mezzo a mille difficoltà, ostacoli e reticenze di fare le sue scelte. Non è detto che ci riesca ma almeno dà segni di capirne la necessità e l’urgenza. La segretaria del PD ha preso una posizione che – per dirla alla milanese – sta fra “il gnacca e ‘l petacca”; condanna così il suo partito alla sterilità e lo mette sulla china di una crisi esistenziale.
L’urgenza del congresso e il suo carattere straordinario non derivano dunque più solo dalla necessità di fare i conti con profondità e chiarezza con i cambiamenti in atto nel mondo, come ha giustamente osservato Luigi Zanda nella sua meritoria e tempestiva riflessione (intervista su La Stampa dell’8 marzo). Si aggiungono adesso le ragioni che riguardano la sorte del PD, essenziale affinché in Italia ci sia una sinistra di governo che non si arrende a un ordine mondiale trumpian-putiniano, e vuole evitare l’umiliazione e l’archiviazione del progetto storico dell’Europa unita.
C’è chi sconsiglia di aderire alla proposta di Zanda perché “non si deve chiedere un congresso che mette in discussione la segretaria”; non lo si otterrebbe o, qualora ci fosse, lo si perderebbe. Dio mio, come siamo messi male! Zanda ha forse chiesto il congresso per cambiare la segretaria? Ha chiesto il congresso per prendere posizioni chiare – immediate e di prospettiva – su quanto sta accadendo nel mondo: in Ucraina, in Medio Oriente, a Washington, a Mosca, perfino in Groenlandia. Per salvare il PD e il suo ruolo in Italia e in Europa.
E lo ha fatto prima che Schlein parlasse. Chi dice che la richiesta di Zanda mette in discussione la segreteria di Schlein fa capire che la sua posizione è quella che è e non cambierà. Il che equivale a dire che il congresso che Zanda propone è già stato fatto e si è concluso con una scelta che condanna il PD alla irrilevanza politica e al declino.
In un congresso di verità e di responsabilità (e un congresso STRAORDINARIO deciso adesso sarebbe certamente così) tutti si mettono in discussione e di ciascuno, anche di Schlein, “si vedrà la nobilitate”. Nessuno le augura di restare inchiodata alle meschine e pilatesche posizioni che ha preso; penso non dovrebbe augurarselo neppure lei.
Va detto, infine, che anche quanti si ritengono, si definiscono o vengono definiti rifomisti non possono sfuggire all’obbligo di una presa di posizione chiara sulla proposta di Zanda. Anche per loro l’eccesso di equilibrismo e di tatticismo sfocerebbe inevitabilmente nell’irrilevanza. (Ho usato tre volte la parola “irrilevanza” ma non è una ripetizione casuale).
un articolo lucido limpido e necessario
Articolo tempestivo e puntuale, cruciale per la sopravvivenza di una sinistra degna di questo nome in Italia.
Articolo molto interessante. Concordo che non bisogna basarsi sui nomi ma sulle idee, sui progetti, su quello che realmente può essere fatto e deve essere fatto.
É un momento di rara eccezionalità, occorre far quadrato e non chiudersi nei piccoli orticelli ideologici o assecondare la pancia dell’elettorato di riferimento cercando (non riuscendoci) di attrarre altri. Sarebbe usare lo stesso metodo, la stessa mentalità di chi sta sbeffeggiando i principi cardine della democrazia e della libertà.
Occorrono solo donne e uomini di buona volontà e aprire a scenari di alleanze fino a pochi anni fa impensabili.
Un invito per tutti: non buttiamola sempre sulla lotta per le poltrone.
La deriva del PD è in atto da tempo e si è velocizzata da almeno un anno…
In questo periodo c’è stato un silenzio complice di tante/i.
È il tempo della chiarezza.
Personalmente, dopo quasi 50 anni…ne sono uscita con segretario Zingaretti, che, come primo suo atto, mise in segreteria chi aveva promosso i comitati per il NO al referendum e chi non era stato favorevole al job act.
Il seguito era prevedibile. Mi dispiace.
Parola per parola quello che penso pure io ma non so articolarlo…grazie!
Sì, Claudio.
Ci fosse un partito ci sarebbe un congresso straordinario. Se non c’è congresso, non c’è partito
hai ragione
Sono d,accordo bisogna fare una discussione libera non rituale come ai tempi del PCI che si concluderanno quasi sempre alla unamita da molto tempo nella direzione del pd non si votano documenti specialmente con Letta acclamato poi mai una votazione
Anch’io vorrei che il PD convocasse subito un congresso straordinario. Sarebbe la prima volta, dopo tanti anni, che il dibattito si incentrerebbe -finalmente!- sui contenuti e non sulle filiere dei nomi! Nessuno può eludere le grandi questioni che questi tempi ci buttano addosso.
Ci rendiamo conto che l’immediata, grande adesione alla manifestazione di sabato sta scivolando verso il disagio?
Il PD deve cambiare assoluto linea politica e programmatica iniziando dalle politiche immigrazione che sono fuori della realtà e poi questa politica diritti civili, si deve impegnare sulle politiche del lavoro, potere acquisti
Pochi dubbi su un nuovo Congresso che faccia esprimere i militanti del PD……SOLO E UNICAMENTE I MILITANTI…….
Come sempre concorso con il grande Petruccioli
Come sempre concordo con il grande Petruccioli
Molte cose giuste e molta amarezza per la piega presa dal Pd. Un congresso straordinario: se non ora, quando?
Di primo acchito mi è venuto da pensare che basterebbe un notaio ed il problema sarebbe risolto, senonché resta il problema posto dall’articolo: la linea politica. Premetto che non sono un fan del PD, ma credo che l’ambiguità di oggi derivi da lontano con la differenza rispetto al passato consiste nel fatto che oggi lo scenario globale è esploso in questo mondo multipolare, facendo venir meno l’agiata sicurezza del tempo in cui mamma America copriva tutto col suo manto. Insomma, non è più tempo di starsene sull’amaca a crogiolarsi, neanche quella di Serra, e le questioni vanno affrontate. Purtroppo non è più possibile far dire alla povera Schlein cose in cui non crede neanche lei, come avvenne ad esempio per l’inceneritore quando, incalzata, rispose che era una decisione già presa dalla segreteria precedente. Oggi lei non può che testimoniare la sua essenza pacifista, diversamente da quanto dovette fare in quell’occasione soffocando quella ecologista (testimoniata anche dall’avere Annalisa Corrado nella sua direzione): lei dice come vede il mondo e c’è il rischio che il castello venga giù.
Servirebbe un congresso straordinario subito? Sicuramente, ma altrettanto necessario sarebbe che una volta presa una decisione il partito seguisse la linea senza quei distinguo ipocriti utili solo a lavarsi la coscienza davanti agli elettori.
Questo congresso potrebbe portare ad una nuova segreteria? Beh, penso che non sia un caso che Gentiloni sia rientrato dall’Europa, o sbaglio?
Concludendo, è tempo che il PD trovi la faccia con cui sceglie di presentarsi al Paese: liberista o operaia, pacifista o europeista (non metto a caso i due termini in contrapposizione), pronto a pagarne le conseguenze ma pensando al bene del Paese, non agli elettori.
magari un PD riformista… liberaldemocratico…
Claudio ha sacrosanta e tardiva ragione . Purché congresso significhi “congresso”, come si intendeva al tempo della politica . Montesquieu
sì – ci vorrebbe un partito per fare il congresso. Ci vorrebbero luoghi dove discutere fra iscritti… istanze dove si decida insieme…
sì – ci vorrebbe un partito per fare il congresso.
Ecco si poteva fermare qui
CONDIVIDO TOTALMENTE IL PEZZO DI PETRUCCIOLI: CONGRESSO STRAORDINARIO SUBITO.