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Cinema

Un padre, una figlia

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Padre e figlia in una scena del film

La vicenda è ambientata in Romania, oggi. Un paese che non riesce a scrollarsi di dosso le brutture del recente passato – palazzoni scrostati, aiuole disadorne, panchine sgangherate – afflitto dalla micro criminalità e da un sistema di piccole e grandi corruttele. Romeo, medico ospedaliero, negli ultimi tempi è più preoccupato per la figlia diciottenne alla soglia dell’esame di maturità, che per i suoi pazienti. Eliza ha vinto una borsa di studio per frequentare l’università in Gran Bretagna ma ha bisogno di una media altissima per accedervi.
Il padre che adora la figlia e che teme il distacco dalla persona più importante della sua vita, allo stesso tempo la vorrebbe emancipata, all’estero, libera da quegli ingranaggi in cui lui stesso si sente intrappolato. Romeo è di fronte a una scelta, a una serie di scelte, che condizioneranno il futuro suo e della sua famiglia. Ma fino a che punto le ambizioni che abbiamo e i sacrifici che facciamo per i nostri figli sono giusti per loro?
Per il regista moldavo Cristian Mungiu, dopo la Palma d’oro nel 2007 all’opera d’esordio “4 mesi, 3 settimane e due giorni”, arriva sempre da Cannes un altro importante riconoscimento con “Baccalaureat” (italianizzato in “Un padre, una figlia”). Ceausescu e la sua dittatura, anche se mai direttamente citati, sono presenti in tutte le inquadrature. La fotografia si sofferma sugli ambienti esterni, grigi e soffocanti, sui simboli del socialismo reale ancora presenti dopo quasi 30 anni. Romeo, sua moglie e molti altri erano tornati nel 1989, per cercare di cambiare le cose nel Paese dilaniato e affamato dal regime. Ma il senso di frustrazione, la sensazione di essere imprigionati all’interno di un sistema all’apparenza democratico ma ancora malato, è sempre lì, strisciante. Soffocante e claustrofobico come molte scene del film. Un film lungo (più di due ore), teso e duro, che non fa sconti, soprattutto a Romeo e alla sua generazione. Che non è riuscita, nonostante i buoni propositi, a cambiare in meglio le cose. Che ha vivacchiato, proiettando sui propri figli le speranze sopite e i sogni sfumati. Il sasso che nella prima scena colpisce e rompe un vetro in casa di Romeo – solo un atto di vandalismo? – è paradigma di una frattura esistenziale che sembra impossibile ricomporre.

Un padre, una figlia” di Cristian Mungiu (Romania – Francia – Belgio 2016) – Palma per la miglior regia al Festival di Cannes

 

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COSTANZA FIRRAO

Nata a Bari nel 1953, è sposata e ha due figli. Vive a Milano dal 1990. Collabora negli anni ’90 alle pagine culturali di alcuni quotidiani locali ed è stata traduttrice dal francese per riviste bilingue. Ha curato vari siti e blog. E' appassionata di cinema e letteratura.

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