Davvero, una penna incantevole. Colpisce nel segno, acuta, senza sbavature. Persino feroce, ma con eleganza e giudizio. Man mano, a ogni pagina che leggo, mi segno una definizione, una trovata stilistica, una battuta divertente, che mi fanno pensare, sorridere, ridere. Sul PD. Sulle sue inenarrabili e a volte buffe ma spesso tristi traversie.
Per esempio, a pag. 33/34, sulla comunicazione: “La cosa che dispiace è che il PD ha spesso ideee buone, proposte serie e candidati capaci. Ma il problema è che non ha capito bene come farlo sapere agli elettori. Si esprime come se scrivesse una gara d’appalto”; oppure: “…come chi si ostina a mandare messaggi di fumo nell’era degli smartphone”.
Oppure, sulle incertezze cerchiobottistiche: “Ogni tema è affrontato con equilibrio. Così tanto equilibrio che nelle scelte contrapposte non si capisce da che parte stia. Nel PD, ogni proposta deve avere una controproposta nel solco del < ma anche > che tante soddisfazioni ha portato (agli avversari)…
L’esame è preciso, le metafore sono ficcanti. L’analisi è perfetta. E noi vediamo bene che “davanti a un tema nuovo, il PD si ferma, lo analizza, riunisce decine di volte gli organismi per capire da quale parte stare, si divide…”
E ora mi fermo con le citazioni. Il volumetto è tutto da leggere, piacevole, scorrevole, ricco di spunti. Intelligente. Vi piacerà di certo, a ogni pagina troverete uno spunto – e il finale è perfetto. Una lettura che consiglio a tutti, a chi il PD lo ama e lo vorrebbe salvare. E a chi lo detesta, e qui troverà i perché e i percome di ogni successivo fallimento.
Divertente, davvero. E allora perché a me viene da piangere? Da piangere sul sogno del PD e sulle sue buone intenzioni. Sui ripetuti suicidi politici. Sull’innocenza e tenerezza e ostinata volontà dei suoi militanti. Sui suoi potenti indecenti che lo uccidono da dentro.
Un partito eterno e volato via. Oppure, forse ora è il caso di citare Luigi Zanda, che del PD è stato uno dei fondatori: “Il PD – come area politica progressista – è immortale, ma il PD come partito politico è morto”
Sì, caro Antonio tu hai scritto – e scritto benissimo – una lieve, amara, geniale orazione funebre. Magari potrebbe essere persino una frustata che lo risvegli…
Antonio Ferrante – Perché non vinciamo mai – Ed. GFE – 85 pgg – 10 €


Ho 74 anni ho iniziato con la fgci (segretario era il vignaiolo) e sono avvilito per questi anni spesi a sperare, e poi vedere che adesso si mettono con la taverna.
Ma che razza di gente è?
ti capisco!
Quella che racconto nel libro
beh non credo che per vincere dovremmo tornare indietro
Mi sembra un commento un po’ minimalista che non tiene conto del contesto europeo e dello stato della sinistra in tutto l’occidente dalla globalizzazione in poi
Legga il libro e mi dirà
Vinceranno solo quando capiranno cosa vogliono gli elettori invece di volere a tutti i costi polemizzare su ogni cosa e spingere idee “progressiste” che gli elettori detestano.
Dico anche questo, grazie per il commento