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Polis

Un pranzo illuminante

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Vi dico subito che questo articolo è tratto da una storia vera. Anzi, è proprio una storia vera, senza tanti giri di parole.
Mi sono trovato, vuoi per piccoli meriti personali, vuoi per amicizia, assiso a una tavolata gradevolissima, alla quale partecipavano alcune delle migliori firme del giornalismo che, al momento, apprezzo di più. Insomma, il vostro cronista, ex architetto diventato nell’ultimo decennio anche lui giornalista e scrittore, naturalmente non di così chiara fama, si trovava a discutere di politica e di altro in un consesso il cui quoziente d’intelligenza, cultura e bravura professionale raggiungeva livelli che definire elevatissimi è riduttivo.
Riflettendo sulle cose ascoltate ed elaborate a posteriori nella eccezionale occasione, ho avuto modo di confermare un concetto che mi ronzava in testa da un po’ e che ora tenterò di esprimere coi miei limitati mezzi. Il concetto è il seguente: non si finisce (ancora) di discettare sull’appartenenza di questo o di quell’intellettuale a categorie che, di fatto, risultano non solo superate dalla realtà, ma perniciosamente tenute in vita da chi ha tutto l’interesse a mantenerle vive esattamente come erano considerate decenni e decenni fa.
Le categorie, lo avrete capito, sono “destra” e “sinistra”.
Io, invece, rimuginavo da tempo un’idea del tutto diversa, e che questo fortunato accidente ha confermato in pieno. Essendo più o meno tutti i partecipanti al piacevolissimo simposio interessati al benessere e allo sviluppo positivo del nostro Paese, l’appartenenza con tanto di etichetta indelebile alle suddette categorie, è da ritenersi una solenne boiata.
Una boiata tenuta in vita con ogni mezzo da chi, per motivi che definirei di sordido interesse personale, ha un bel tornaconto nel prolungare oltremisura.
Voglio dire, in sostanza, che a fare la differenza nel dibattito politico (chiamiamolo così) che ammorba il penoso momento storico che abbiamo la sventura di vivere oggi, è solo una cosa: l’intelligenza e la capacità di valutare, prevedendone i nefasti sviluppi, ciò che inevitabilmente accadrà, per tutte le classi sociali in cui è suddivisa l’Italia, nella presente, drammatica situazione. Ho la netta sensazione che l’evidente inadeguatezza dell’esecutivo al potere ci condurrà alla rovina.
Non mi avventuro nel merito delle decisioni (annunciate, paventate o messe in pratica dal governo in carica) che si profilano nebulose nel nostro futuro di italiani. Sarebbe un discorso lunghissimo, palloso e probabilmente non all’altezza della mia capacità, dunque mi tengo sulle generali.
La mia è solo una percezione, ma di limpidezza cristallina. Spero di sbagliarmi, ma non ci credo neanche un po’.

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