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Poesia

Una nota

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Un due e tre chi ha non ha fatto resti a me, ma chi ha fatto resti con me, che nessuno sappia chi è, ma non tutti sanno chi mai sarà, la ragazza, la donna, la guapa, mancata, salvata, figlia ritrovata del figliol prodigo, il nemico curato, il santo divorziato, la voce dall’alto, l’abuso intercettato, l’odio partito, l’amore ritrovato, il diario scomparso nella campagna, da leggere con un occhio solo, se no si bagna, parole da seguire con un piede solo, dest sinist, avanti marsh, un due e tre, con la A e con la E, sotto il tappeto, sotto il tappo, l’Italia canta, non quella che conta, che non conta più, che sconta l’assenza, o meglio la deficienza dei valori, quelli quotati, bollati, stampati, monopolizzati, privatizzati, di una mano sola, di una nota sola, quella che nessuno nota, il do senza des, ma che desse, ovvero prendesse, purché togliesse il cappello dalla sedia, disoccuppandola, disoccupiamola, disoccupiamolo, il cappello, il gigante, il suo castello, il fagiolo magico, che cresce in una sola notte e diventa maggiorenne dopo mezzanotte, per un’ora ancora, aspettando che apra la discoteca, non più proibita, non più agognata e nemmeno invidiata, da un giorno all’altro, da un’udienza all’altra, da un predellino all’altro, da un sacrificio all’altro, ieri si oggi pure, ieri a te oggi pure, ma la nota nessuno la nota, al crollo a mezzogiorno risponde uno scrollo di polvere dalla giacca, nulla stracca, nulla fiacca la verità e l’amore, ma, per carità, senza la maiuscola, toglie la banana dalla fondina e scrive in rima le memorie di un ottuagenario, di memoria corta, di gambe corte, di naso lungo, la memoria sembra non faccia la storia ne il tempo, ne il vento sembra nuovo, quando fischia o se ne infischia, ne rossa sarà la primavera, magari rosa, o viola di speranza, prove di tolleranza, un due tre prova o un due tre stella, ora chi occuperà la più bella, chi sognerà il sogno del giardino, chi aprirà il cancello, chi allontanerà il becchino, chi celerà l’anello, chi aspetterà in piedi il mattino, un due tre la nebbia sale all’orizzonte e mentre scruti il mare inciampi sulle macerie, sorridi e pensi, basta cercare, basta aspettare, basta sperare, e un fiore, un piccolo fiore, magari un ELLE(RI)BORO, dovrà pur nascere, o almeno trasformare, se niente si può creare e tutto si può distruggere, o quasi tutto è da ridere meno le cose serie e, intanto, sulle macerie arriva la pioggia, buon segno, dici, no ricordi, rivedi la nota che nessuno nota, la mano che nessuno stringe, il tempo che nessuno rende, il vento che nessuno sente, il fiore che nessuno coglie e allora…un due e tre chi ha fatto resti con me.

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