Il 1968 portò un cambiamento anche nella mia famiglia. A Luglio mio padre decise di trasferire la nostra abitazione in un quartiere di Roma appena sorto, il Nuovo Salario, lontanissimo da San Giovanni, dove ero cresciuta fino ad allora.
Mia nonna, che rischiò una crisi diabetica, continuava a ripetere in siciliano “mi puttaru a monti Pillirino” (tradotto: mi hanno portato sul monte Pellegrino, per un siciliano il Monte Pellegrino, che incombe su Palermo, è un posto lontano e sperduto) ma ormai il trasloco era deciso.
Dovevo iniziare la prima media, mi iscrissero alla Scuola Media Pietro Verri, era stata inaugurata una seconda sede della stessa proprio di fronte alla nostra nuova casa, ma il destino beffardo fece sì che la mia iscrizione risultasse invece nella sede madre, più lontana e, per carità, in pieno Tufello.
Mia madre non si arrese all’evidenza, dovevo assolutamente andare nella scuola al di là della strada.
Sapendo che al piano di sopra abitava una famiglia con una figlia della mia età, si informò se la fanciulla risultasse iscritta nella nuova sede e in quale classe. Alla conferma che era così e la ragazza sarebbe andata in 1a B, lei decise che io avrei dovuto frequentare la stessa classe.
Il primo giorno di scuola, quindi, attraversai la strada e mi presentai nella classe 1a B della nuova sede, timida, sconosciuta all’appello, ma – erano altri tempi – il professore, seppure titubante, sentite le mie balbettanti spiegazioni, mi fece comunque accomodare al banco.
Dopo qualche giorno, chiarito con il Preside l’equivoco sull’assegnazione della sede, risultai regolarmente iscritta alla Scuola Media Pietro Verri, fronte casa e inserita proprio nella desiderata 1a B.
Così conobbi Gabriella, (detta poi GaGa, come io, ovviamente, MaMa); stesso palazzo, lei al 2°piano, io al 1°,ci sembrò naturale condividere lo stesso banco e cominciare a studiare insieme.
GaGa e MaMa, la mora e la bionda, piano piano diventammo inseparabili. Per poter rimanere sempre in contatto e fare i compiti, senza tenere occupato il telefono di casa, ci inventammo persino un sofisticato sistema con due radioline ricetrasmittenti collegate da un lungo filo, che scendeva dalla terrazza del piano di sopra alla mia terrazza.
Vivevamo nella simbiosi tipica delle adolescenti, ci raccontavamo sogni, scambiavamo pensieri, parlavamo di amore e di futuro.
Visti i buoni voti a scuola godevamo della fiducia delle nostre famiglie, nel tempo libero frequentavamo ragazze e ragazzi del quartiere (anche più grandi), e qualche volta, seppur supervisionate, riuscivamo anche a strappare il benestare genitoriale per andare a qualche festicciola pomeridiana. Una vita senza scosse!
Qualcosa cambiò una domenica mattina. Avevamo appuntamento per andare alla Messa Beat della nostra parrocchia, quando, sotto al portone, GaGa, con fare misterioso, mi parlò di una sua cugina grande, già professoressa, che viveva a viale Libia.
Al tempo viale Libia, per noi che vivevamo al di là del ponte delle Valli, era la terra promessa, il viale con il passeggio, la gelateria Motta, le librerie ed i fantastici negozi di dischi dove sognavamo di ascoltare i Beatles.
Mai avremmo avuto il permesso di avventurarci da sole fino a lì, ma la ribellione sessantottina era nell’aria. Il dado fu tratto! Decidemmo al primo sguardo di cambiare strada, guardinghe e quatte, camminando veloci rasente i muri, raggiungemmo la fermata del 38.
Aspettando l’autobus ci rendemmo conto di essere senza un soldo, ergo niente biglietto, le nostre gambette cominciarono a tremare. Ci sembrava che tutti gli sguardi fossero calamitati su di noi, due undicenni perbenino con il cerchietto e la scamiciatina stile inglese che non avrebbero dovuto essere lì.
Il tremore aumentava ma il 38 arrivò e salimmo decise. Durante il tragitto, in piedi nonostante l’autobus fosse semivuoto, l’eccitazione della novità prese il sopravvento sul sentimento di colpevolezza.
Guardavamo dal finestrino, estasiate, le macchine sfrecciare sotto di noi ed il mondo sembrava diverso, più grande forse e pronto ad accoglierci.
Il ponte che divideva il quartiere africano dalla nuova zona in espansione venne presto inghiottito dal nostro sguardo ed alla prima fermata di Viale Libia scendemmo.
Ridevamo, sghignazzando, contente e fiere del nostro coraggio, quasi saltellando procedemmo fino al portone dove abitava la cugina grande di GaGa. Suonammo al citofono, era in casa, salimmo, la zia e la cugina ci accolsero benevole, bevemmo una orzata e ce ne andammo scongiurandole di non parlare a nessuno della nostra avventura.
Tra andata e ritorno impiegammo il tempo della Messa perciò arrivammo a casa, trafelate, in orario per il pranzo.
Nessuno poteva immaginare, però, che peso segreto portassimo sul cuore!
A leggerti viene voglia di trovarci con te in Viale Libia. In fuga. Anche se ora sarà tutto diverso 🙂
Una prefazione a “L’ amica geniale”. Con meno pretese e più cuore.
sì. meno pretese e più cuore – una piccola storia che arriva davvero
Una piccola storia in cui si respira l’eccitazione della trasgressione e si apre il cuore ai sogni e alla voglia di diventare grandi. Delizioso racconto.
Bene, il racconto è piacevole, una scappatelle che riporta indietro nel tempo, quando un cono gelato costava dieci lire e avere un’amica con cui condividerlo portava felicità.
Bene, il racconto è piacevole, una scappatella che riporta indietro nel tempo, quando un cono gelato costava dieci lire e avere un’amica con cui condividerlo portava felicità.
Eh si, cara la mia MaMa, sei sempre stata brava a scrivere e lo stai dimostrando! Eravamo proprio noi, sempre pronte a spingerci verso nuove avventure, tra le montagne brulle degli edifici in costruzione, in equilibrio precario sull’autobus in corsa, a farci sobbalzare il cuore.❤️
letto d’un fiato.
È molto piacevole di tanto in tanto far riemergere quelle ingenue emozioni adolescenziali che quelli della nostra generazione provavano quotidianamente.
Potessero viverle, ahimè,
i ragazzi di oggi ormai sotto scacco dalla fatuità dei social. Grazie amichetta per continuare a deliziarci con i tuoi racconti di vita vissuta.🥰
Ho letto con piacere il tuo scritto e mi piacerebbe conoscere il seguito
Scritto molto bene..
Ho sentito una grande gelosia dentro di non esser potuta venire con voi…
Quanto mi sarebbe piaciuto !
Perche’ non sono stata invitata a far parte di questa avventurosa migrazione di quartiere?
Firmato la tua sorellina Claudia 😅 😊