Un’altra estate

Ogni anno mio padre ci trascina in Abruzzo per le vacanze, lontano da Ischia e dal suo caos.
Siamo agli ultimi giorni di agosto. Su una strada sterrata un ristorante di poche pretese, il vino servito in brocche di creta sotto la pergola. Le poche automobili parcheggiate espongono la scocca rovente e abbagliante sotto il sole a picco.
Ci siamo lasciati alle spalle un borgo di cui non ricordo il nome. Vi si accede attraverso un lungo viale alberato. In uno degli slarghi che in questi paesini abbarbicati rivendicano la natura di piazza per la posa orizzontale del piano prima ancora che per lo spazio, di solito modesto, c’è una chiesetta tutta in pietra. Al suo interno, nell’ombra riposante, l’affresco di una maternità.
L’ intonaco ha conservato la vividezza dei colori, il blu, il rosso, il verde, senza peraltro tradire la delicatezza del disegno, che è un po’ acerbo, come accade al verbo rinascimentale quando si manifesta lontano dai grandi centri.
Resto in contemplazione e dimentico il disagio.Tutto mi sembra autentico e vero. È forse questa la felicità? E dura così poco?
Al tavolo, mentre pranziamo, l’eco di quel momento felice si disperde. Voglio tornare a casa. Devo rimettermi a studiare. Devo smettere di pensarti.
Nonostante non sia più un ragazzo, confido ancora nell’illusione che settembre sia un nuovo inizio, che tutto possa ancora cambiare. Faccio a me stesso ingenui e pretenziosi propositi ai quali fingo di credere come prima che incominci un altro anno scolastico.
Invece è trascorsa solo un’altra estate.

1 commento su “Un’altra estate”

  1. Valeria Frescura

    L’illusione che settembre sia un nuovo inizio… Il mio stesso sentire, lo stesso ciclico avvertimento nell’aria❤️

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto