Vade retro, reggiseno!

La mia taglia di reggiseno non esiste. Fidatevi, ho indagato.
L’altro giorno volevo comprare un reggiseno. Erano anni che non ne portavo uno. Molto tempo fa, da adolescente, mi ero sforzata parecchio: all’inizio avevo indossato reggiseni di taglia prima – si diceva che fosse la taglia giusta per le donne con un seno piccolo ma, spoiler, è molto più complicato di così. Quei reggiseni, però, praticavano su di me una tortura finemente perversa: da un lato mi stringevano, mi soffocavano, mentre dall’altro, bastardi, lasciavano navigare le mie tette nel vuoto pneumatico di coppe troppo larghe.
Allora, ero passata ai push-up, e lì sì che il seno aderiva, finalmente, all’interno della coppa, sì che potevo aspirare a sentirmi sexy…ma con la contro-indicazione che quando mi guardavo allo specchio vedevo il corpo di un’altra – non erano mica le mie quelle forme! Mi sentivo strana, tipo come quando vedi un chihuahua a cui hanno messo le scarpe. Così, da adulta, avevo fatto piazza pulita: niente più reggiseni.
Ma, appunto, l’altro giorno mi è venuto il desiderio di comprarne uno, solo per averlo come scorta, per quelle situazioni sociali che, a quanto pare, lo richiedono. Su internet cerco una guida alle taglie: trovo una tabella che indica la taglia base (prima, seconda, terza) a seconda della misura del tuo sottoseno, cioè la circonferenza del torace subito sotto il seno, e che poi indica la coppa (A, B, C) in base alla circonferenza del seno, misurata all’altezza dei capezzoli.
Ok, posso farcela. Prendo il metro, mi spoglio, mi misuro e mi segno i due numeri. Guardo la tabella, alla ricerca della taglia giusta. Guardo e riguardo…oh, io non vedo niente! Mi ci vuole un po’ per capire che, tra le caselline, mancava la combinazione tra il mio seno e il mio sottoseno. Cioè, una donna giusta, a prova di tabella, poteva avere un seno piccolo come il mio solo se era molto più minuta. E se invece aveva il mio pur sottile torace, non poteva non avere un seno più grande del mio.
In pratica, non si concepiva che la differenza tra il seno e il sottoseno potesse essere un numero tanto piccolo come quello che saltava fuori a me. Subito si è materializzato nella mia testa il simpatico compagno delle scuole medie, che mi diceva che io non avevo la prima, ma la retromarcia ah ah…grasse risate! Che poi chi lo vuole questo reggiseno? Perché prima mi obbligate a comprarlo e poi me ne offrite uno che dichiaratamente mi ignora? Cioè, uno che mi fa ghosting addirittura preventivo, manco la soddisfazione di un appuntamento prima di darsi alla macchia?
Poi ho pensato alla storiella del calabrone, la sapete, no? Calabrone che non ha le misure per volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso. Oh, è una stronzata, che è stata sbugiardata dagli scienziati. Ma il paragone regge: il sistema deve pensare di me “questa qui non ha le misure per esistere come donna, ma noi non glielo diciamo, diamole un reggiseno taglia prima – che le sega il costato e la fa sentire una merda – così lei non ci penserà e sarà donna lo stesso”. Magia!
Con queste premesse, mi dirigo verso il negozio di intimo più conosciuto della città, con lo stesso nervoso che sale al chihuahua di cui sopra quando lo costringono a mettere le scarpe. Mi faccio assistere dalla commessa e, tranne i push-up, provo di tutto. Come previsto, niente mi sta bene. Niente. A un certo punto a lei viene un’illuminazione: “Ti porto un allungatore!” Un che? Mi porta questo pezzo di stoffa con quattro file di gancetti, che serve ad allungare i lacci che si uniscono dietro la schiena.
Lo provo: in parte funziona, perché i dannati lacci non mi tormentano più. Però, non risolvono tutto: le coppe, ricordiamolo, sono comunque pensate per una grandezza relativa del seno che taglia fuori il mio seno piccolo. Quindi, comunque, un certo effetto palloncino-sgonfio-alla-fine-della-festa-delle-medie rimane. Però, che altro posso fare, signora mia? Niente, lo compro.
Esco di lì moderatamente umiliata e frustrata, come il solito chihuahua a cui, dopo la passeggiata umiliante con le scarpette, fanno trovare i croccantini nella ciotola, mentre lui pensa “Ma io volevo l’umido! Io so di meritare l’umido, lo stesso che mangiate voi! Ma che altro volete, da me? Vi ho fatto fare le visualizzazioni su TikTok, con in testa il cerchietto delle corna di renna per Natale. Faccio la cacca e la pipì solo dove e quando lo dite voi. Di più: mi depilo le gambe, l’inguine, le sopracciglia, i baffetti, le ascelle, solo per darvi l’illusione che state flirtando con una ragazzina, solo perché voi avete deciso che questo era lo standard di bellezza. Mi siedo composta, per non prendere troppo spazio, mentre voi vi sbracate, perché voi sì che siete importanti e dovete lasciare spazio al vostro corpo per esprimersi. Cammino come un’acrobata sul filo sospeso dell’abbigliamento appropriato…appropriato secondo voi, certo: non troppo provocante, non troppo monacale, non troppo evidente, non troppo sobrio, che se cado dal filo finisco nell’abisso delle zoccole o delle suore. Perché volete tutte queste cose da me? Da noi, poveri chihuahua…cioè, da noi donne…boh mi sono persa”.
Non so che pensa quel povero chihuahua. Quello che penso io è che mi sono stancata. Anche perché, le formine e gli stampini sono buoni come giocattoli. Ma non si capisce perché dobbiamo vivere come plastilina dentro stampini decisi da altri. E se facessimo che ognuna è libera di essere come è?

 

12 commenti su “Vade retro, reggiseno!”

  1. Loana Boccaccini

    Complimenti! Ti capisco però anche se avevo il ‘problema’ opposto; in realtà era ‘problema’ soprattutto me, che sognavo di uscire in estate solo con pantaloni corti e canotta quasi maschile! Ben presto però sono arrivata alla conclusione che è meglio accettarsi come si è.

    1. Grazie 😊
      È sempre interessante realizzare che le esperienze di altre donne, che ci sembrano lontane, in fondo sono molto affini alle nostre.

  2. Adriana La Torre

    Bel racconto Irene, divertente ma anche un po’ triste, con dolcezza comunque e sempre le cose che racconti, con il finale saggio di chi ha capito ciò che è veramente importante.
    Un abbraccio alla mia dolcissima figlia.
    Mom

  3. Molto piacevole e scorrevole, l’ho trovato divertente anche perché sono esperienze comuni più o meno a tutte chi per un verso e chi per un altro ! Più si “cresce” e più ci si passa sopra 😅

  4. Paolo Delicato

    Molto divertente…in fondo ho passato l’adolescenza nell’ascoltare una sorella che invece era troppo “accessoriata” e non trovava mai il reggiseno che la “riducesse psicologicamente” per le tette che portava in giro. Cose di donne. Ma noi maschietti osavamo ripetere una frase che gli adulti ci ripetevano: “il seno della propria donna deve essere contenuto nel palmo delle proprie mani! Boh! sarà che se ci provavamo…ci arrivava lo schiaffo!

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