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Vecchio Sanremo Quanto tempo è passato…

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Immagine di Stefano Navarrini

Al buio, con le coperte tirate fino al naso, ascoltavo la voce querula di Nunzio Filogamo che col suo “Miei cari amici vicini e lontani, buonasera ovunque voi siate!” inaugurava a Sanremo il primo Festival della canzone italiana.
Era il 1951, ero piccola, ma amavo la musica e ascoltavo attentamente i brani, immaginando i volti dei cantanti. Nilla Pizzi, Achille Togliani e il duo Fasano cantavano a turno le venti canzoni in gara, accompagnati dall’ Orchestra del maestro Cinico Angelini. Il nome del direttore lo trovavo bizzarro anche se non ne capivo il significato.
Ogni sera, dopocena, aspettavo eccitata che mio padre sintonizzasse la radio, una Phonola in noce marrone con la facciata anteriore chiara, da dove magicamente mi arrivavano le note e le parole che mi imprimevo nella mente. I tre giorni successivi li passavo a sbirciare con avidità il giornale per vedere le foto e ad ascoltare curiosa i commenti dei miei. La terza sera, quella finale, riascoltavo le canzoni finaliste, che una volta erano votate dal pubblico in sala seduto ai tavolini, e che ormai conoscevo quasi a memoria.
I primi tre classificati furono:
Nilla Pizzi Con Grazie dei fior, di G. C. Testoni, M. Panzeri e S. Seracini, voti 50
Nilla Pizzi e Achille Togliani La luna si veste d’argento di V. Mascheroni e Biri 30 voti
Achille Togliani Serenata a nessuno di W. Colì 20 voti.
Da allora e negli anni a seguire della mia adolescenza, appena fui in grado di leggere, comprai il Canzoniere e imparai a cantarle tutte a squarciagola.

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MARIAGRAZIA GARBARINO

Chi sono? Difficile definirmi, sono in continua evoluzione, alla ricerca delle infinite occasioni per scoprire altre capacità, nel campo dell’arte, della scrittura, della pittura, del teatro in eterna sfida con me stessa. Non è eccellere che mi interessa, ma soddisfare la curiosità, stare al passo coi tempi, sentirmi in armonia col mondo e fondermi con esso. Tutto ciò mi appaga e mi ricompensa del tempo perduto, mi fa sentire viva e consapevole della ricchezza che ricevo e della bellezza di cui mi nutro.

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