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UN VIAGGIO DAL COLORE VERDE ACQUA

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illustrazione di Aglaja

Mi sporgo tra i due sedili anteriori. Il vetro del finestrino accanto al posto di guida è completamente abbassato e papà tiene una mano sul volante con il braccio libero piegato a gomito. L’automobile gli obbedisce, anche se è nuova. Ha un colore esotico che nei giorni a venire sarà il colore di tutte le cose belle: verde acqua. L’odore di plastica mi dà la nausea e ogni viaggio è un supplizio. Il tragitto è breve, l’ignoto è dietro l’angolo: una traversa della via nuova.
I miei genitori sono giovani e hanno nuovi amici. C’è questo tipo che è vissuto per un certo periodo a Milano e con cui mio padre è entrato in confidenza nella sua vita da pendolare. L’appartamento è al secondo piano di un condominio, all’interno di un parco. Provo invidia per tutti quelli che non abitano a pianterreno come noi. Abitare in un parco, poi, sarebbe un sogno. All’ingresso in un vaso alto ondeggiano strani fiori che non ho mai visto. Sono tutti bianchi, con una nebula ispida in cima allo stelo, come i piumini che si usano per pulire l’interno dell’automobile, ma questi hanno la punta argentata.
Osservo i miei genitori. Sono così diversi dal solito. Mi sembra di stare in televisione. Gli amici di papà hanno tre figli, il più grande ha la mia stessa età. Ci danno il permesso di andare a giocare fuori. Il parco è ancora in costruzione.
Oltre il muro di cinta si vedono gli edifici delle scuole, tra i pini e grossi massi di pietra lavica. Scaliamo una piramide di brecciolini, affondando i piedi e provocando piccoli smottamenti. Poi mettiamo uno sull’altro i mattoni forati come se fossero pezzi usciti da un enorme scatola del gioco delle costruzioni. Rispondo a ogni nuova sfida accettando il rischio, perché sento il dovere di fare amicizia.
Quando ci presentiamo con le gambe coperte di graffi bianchi e le mani rosse di argilla, l’incanto si spezza, lo schermo bombato del televisore va in frantumi, il viaggio è finito.

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SALVATORE RONGA

Nacque a bordo di un’isola nel golfo di Napoli, Ischia. Sbarcò raramente, così da poter attribuire al rollio ogni tormento esistenziale. Sperimentò varie forme di gastrite. Perse i capelli, ma non perse tempo a raccoglierli. Amò più di quanto i suoi amici sospettassero e odiò molto meno di quanto i suoi nemici avessero creduto. Venne alla luce il 13 luglio 1969 e da allora non fa che scrivere e riscrivere il suo epitaffio.

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