Zia Dotte e il comandante tedesco

Un frammento della grande tragedia mondiale caduto dall’album di famiglia.
“…Intanto in Veneto i tedeschi in ritirata facevano terra bruciata e facevano morti. Uno di questi tragici episodi si svolse proprio nella casa di campagna dei miei avi materni a Nanto. Due partigiani, Floro Campesato e Germano Formaggio, che vi si erano rifugiati, restarono uccisi, crivellati di colpi sotto il portico. A seguito di uno scontro a fuoco, secondo il resoconto ufficiale (in “Nanto e la sua storia” di Giuliano Gambin). Trucidati a freddo, nella memoria familiare tramandata da mia madre. Che posso riassumere così: assieme allo schiocco dei colpi e alle grida, iniziò un’estenuante trattativa durata tutta la notte, condotta da dietro la porta di un’unica stanza dove parenti e domestici terrorizzati si erano asserragliati, tra la mia prozia Amelia e il comandante tedesco per scongiurare l’esecuzione di tutta la famiglia.
Grazie alla presenza di spirito, alle colte citazioni e argomentazioni – soprattutto latine, greche e germaniche, dalla Bibbia a Shelling, da Aristotele a Hegel… – e alla tempra d’acciaio di questa mite signorina di mezz’età chiamata “zia Dotte”, all’improvviso all’alba il suo interlocutore tacque, calò il silenzio. Poi si udì il rumore dei carri armati che facevano manovra nella corte e se ne andavano.”

 

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