Non c’era bisogno si guastasse il tempo, giacchè i tempi erano già guasti da tempo, e mentre il temporale infuriava, ancora a letto, l’immaginazione aveva gioco facile: la bella stagione è così ingannevole, ma non per me, ed ecco, ora i piedi poggiati sul pavimento, la vertigine mi stordisce, un giorno di troppo per uscire dalla convalescenza, un giorno senza inizio e senza fine, un giorno in cui tu torni, ancora una volta, e ancora una volta vai via, sovrastato dalle voci di quelli che ti hanno preceduto, la stessa arroganza e la stessa pretesa di essere l’ultimo, ed è questa la sola cosa che davvero mi atterisce.
Ho riposto nell’armadio un velo rosso, ho appeso alle grucce le frattaglie spacciate per pezzi di cuore; sono pronto, anche se so che non lo sono mai; esco in bici, in cerca di vento, e porto a spasso il malcontento, nascondendo a me stesso l’eccezionalità di questo giorno, così simile agli altri.