Tattarataa-boulé!

Quando fa talmente caldo che potresti cuocere un uovo sul davanzale, di tutto hai voglia meno che di uova al tegamino. Sogni granite e fette di anguria, e anche la sera, quando almeno un pasto leggero andrebbe fatto, oltre la mozzarella e pomodoro non riesci ad andare: la sola idea di accendere un fornello provoca malori preventivi. E allora, esaurita la rotazione di prosciutto e melone, insalata di tonno, Caesar’s e caprese, ti rassegni, e nottetempo cucini qualcosa, sudando e maledicendo la sorte ria.
Beh, ho una notizia per te: si può evitare.
Procurati pomodori, cetrioli, peperone, cipolla, mozzarella e Feta (le proporzioni sono personalissime, chi sono io per dettare legge?), taglia tutto a pezzetti (piccoli, eh, e i cetrioli lasciali riposare con un po’ di sale e scolali), metti in una terrina bella grande, condisci con olio limone sale e pepe, qualche foglia di menta e/o basilico, aggiungici una mezza scatola (o di più, dipende da quanta roba vuoi fare) di cous cous, mescolando con le mani ché viene meglio. Fatto? Ora mettici acqua a filo (deve coprire bene) e piazza il tutto in frigorifero con sopra una pellicola. Dopo un’oretta rimescola e controlla (e caso mai aggiungi acqua se dovessi aver messo troppo cous cous), dopo un’altra è praticamente pronto, dopo sei è al top del sapore.
Questa è l’ennesima ricetta bastarda che ha dentro tutto il mediterraneo, che se ne frega di confini e di etnie e di correttezza filologica. D’altra parte, gente mia, da me cosa vi aspettate?
Facciamo che lo chiamiamo Geaboulé e tagliamo la testa al toro.

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