Cosa sarà mai

Languire bruciare buttare così
L’unico fiore della tua gioventù.
Due lunghi anni nel gelo tra le pulci
la putrida latrina, la sbobba
acquosa dove si specchiano i volti
rosi dalla fame e dalla diarrea.

E i compagni ammazzati pum! pum! pum!
per un telo appeso ad asciugare
sul reticolato solo un istante,
una sola patata marcescente
rotolata per terra tra le bucce,
un fallo nelle marce della morte.

Umiliati, spolpati della carne,
come spaventapasseri pezzenti,
pallidi simulacri dei ragazzi
che erano stati, tanto tempo prima:
belli, sani, forti, giovani insomma,
la schiena diritta pur sotto il fascio.

Salmodiando ogni giorno e ogni volta
che l’aguzzino chiede una risposta,
da ostaggi in un tunnel, abbandonati,
senza l’ombra d’una luce là in fondo,
esalano dall’anima inviolata,
fiero, dolce, fermo un N0, come un mantra.

Venti mesi almeno, quanti giorni fa?
Quanti NO nel dolore e la paura?
La somma equivale a onore e dignità
strette al cuore più la fioca speranza
in una libertà mai assaporata.

Ma no, non basta. E poi a chi importa?

*Wiwtzendorf  è una cittadina della Bassa Sassonia. A circa un chilometro di distanza c’era un campo di concentramento denominato Ofleg 83 nel quale persero la vita migliaia di prigionieri di guerra, soprattutto sovietici. Vi furono internati anche militari italiani  (IMI – Italienische Militärinternierte) che per i nazisti avevano perso il loro status militare in quanto non avevano riconosciuto la Repubblica di Salò.

 

 

 

 

 

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