Si potrebbe descrivere così il quinquennio a l’Eliseo, appena conclusosi, di madame Carla Bruni-Sarkozy, la prima premiere dame italiana, è questo sì le va riconosciuto, ad aver varcato la soglia del bel hôtel particulier, situato al 55, rue de Faubourg Saint-Honoré, nel cuore della ville lumière, trasformato nel 1959 dal generale Charles de Gaulle nella residenza ufficiale del presidente della Repubblica francese.
Il 15 maggio, due giorni fa esattamente, nel suo discorso d’insediamento, il neo presidente della repubblica, Francois Hollande, ha voluto rendere omaggio a chi l’aveva preceduto, riservando a ognuno degli ex sette inquilini de l’Eliseo un aggettivo.
Ha riconosciuto il prestigio di De Gaulle e l’impegno profuso da Pompidou nel creare una Francia competitiva e industriale, la modernità di Giscard, la grandeur di Mitterand, il senso della République de Chirac e, per Sarkozy, non trovando obiettivamente alcuna qualità si è limitato a indirizzargli i suoi migliori auguri per la sua nuova vita.
Hollande, inoltre, ha aggiunto che il suo mandato sarà all’insegna della sobrietà, facendo intendere chiaramente che in nessun modo cercherà di imitare lo style camaleontico di Sarkozy, ma che il tutto sarà improntato alla “normalità”.
Volutamente Hollande, infatti, non ha consentito che alla cerimonia partecipassero i suoi quattro figli e la sua ex moglie, Ségolène Royal, proprio per porre l’accento sulla diversità e sulla sua convinta scelta politica di cambiamento.
Sì! Perché quello che non è piaciuto ai francesi, nei cinque anni di residenza di Sarkozy a l’Eliseo, è stata propria la mancanza di una linea continua sia nello style che nella comunicazione – che per evidenti scelte di opportunità politica – è stata, di volta in volta, adattata alle diverse circostanze, in ambito sia nazionale che internazionale, dando però della Francia più che l’immagine di un paese forte, di un paese spaesato e alla ricerca di un ruolo.
In questo gioco perverso, naturalmente, Carla Bruni, è stata un po’ la cartina di tornasole, colei che più di tutte ha messo in mostra le debolezze della politica del presidente e del sarkozysmo.
Non è stata capace di ritagliarsi un ruolo su misura: passando dall’imitazione spudorata dello style di Jackie Kennedy, fatto di: tubini, cappellini e tailleur con tanto di giro collo di perle, al suo arrivo a l’Eliseo, a uno style decisamente low profile, quasi da desperate housewife, quando la campagna per le presidenziali 2012 è entrata nel vivo e, quando, con stupore per Sarkozy, si è profilato che lo sfidante sarebbe stato proprio quel “moscio” di Hollande.
Sforzi inutili quanto vani, perché, la finta modestia della coppia Bruni-Sarkozy non solo non ha convinto nessuno, ma addirittura ha ottenuto l’effetto contrario.
Sono cominciate a piovere critiche a cascata tanto che Carlà nell’ultimo comizio tenuto da Sarkozy sulla piazza de la Concorde ha tenuto a precisare alla stampa che lei di politica “non ci capisce niente”.
Talmente tanto niente, che ora torna a cantà !