Etologia da campo

 

E’ da un po’ che so che fumare fa male. Fa molto male. Soprattutto da quando gli accendini sono diventati ”a norma”. Per chi non lo sapesse, spiego.

Avete presente gli accendini, quelli usa e getta, intendo? Ce ne sono a pietrina focaia, con una rotellina zigrinata da girare per provocare la scintilla, o piezoelettrici, con un tasto da pigiare. Tutto molto semplice, basico direi.

C’è stato un periodo in cui il mercato era invaso da trappolette cinesi pericolosissime, che perdevano gas e rischiavano di esploderti in mano, e quindi giustamente sono stati definiti per legge degli standard minimi di sicurezza.

Sacrosanto, no? Erano minibombe, micromolotov da tasca ad alto rischio.

Il punto è che, già che c’erano, hanno deciso che un accendino per bene deve essere anche a prova di bambino.

Nel senso che deve esserne impossibile l’uso per un bimbo al di sotto dei 51 mesi. Quattro anni abbondanti.

Quindi: i tasti devono essere durissimi e le rotelline lisce o esagonali. Quelle lisce scivolano e quelle esagonali vi lascio immaginare che male riescono a fare.

Il risultato è che accendersi una sigaretta (o il fornello, capita di doverlo fare. O una candela per una cena romantica) è complicato per tutti, quasi impossibile per gli anziani o gli artritici o gli affetti da tunnel carpale.

La soluzione più semplice è chiedere aiuto a un bambino.

Loro di difficoltà non ne hanno.

Nemmeno sotto i cinquantun mesi.

Sarebbe comica, questa storia, se non fosse per il fatto che secondo me il concetto che c’è alla base sta diventando un problema grosso: se un bimbo si fa male giocando col fuoco (o appiccia casa) la colpa è dell’accendino.

Delegare, delegare sempre ogni tipo di responsabilità. Qualcun altro deve vigilare, proteggere, educare. Qualcun altro deve pensare e decidere. Salvo poi arrabbiarsi se le cose non funzionano o c’è un prezzo da pagare, e allora scatta la polemica. Ma a protestare seriamente, a combattere per cambiare le cose, ci pensi, indovinate un po’, qualcun altro.

 

 

 

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